martedì 30 dicembre 2008


Le "presunte" cause della malattia di Alzheimer


Le cause sono tuttora sconosciute. Ci sono diverse teorie: alcuni studiosi ipotizzano una sola causa, altri parlano di più fattori compresenti. Tra questi:


  • una predisposizione genetica;

  • fattori esterni (ad esempio un virus, anche se non è dimostrato che l'Alzheimer sia contagioso);

  • disordine del sistema immunitario, che non riconosce più il cervello come proprio e lo autoaggredisce;

  • sostanze tossiche;

  • fattori psicosociali (depressione, trauma cranico, reazione allo stress...)

Fattori di rischio

Gli unici fattori di rischio finora individuati sono rappresentati dall'età e dalla familiarità. L'Alzheimer è certamente una patologia dell'anziano, ma non è vero che il rischio di ammalarsi aumenta con l'età: il confronto tra le varie fasce di età sembra evidenziare che i soggetti ultranovantenni non hanno un maggiore rischio di ammalarsi rispetto ai soggetti di un età compresa tra i 70 e gli 80 anni. Quindi anche se la malattia di Alzheimer rimane un problema fondamentale dell'età avanzata, non c'è relazione esponenziale tra demenza ed invecchiamento: esiste uno specifico intervallo di età a rischio maggiore. La familiarità rappresenta un fattore di rischio dal "peso" variabile a seconda dei casi: nella stragrande maggioranza dei casi l'Alzheimer non è una malattia ereditaria, anche se i familiari di un soggetto affetto da questo morbo presentano un rischio di ammalarsi lievemente più alto rispetto ai soggetti che non hanno un caso in famiglia.


Cari amici, vorrei utilizzare qualche post per riportarvi una serie di scoperte più o meno recenti in merito al morbo di Alzheimer. Desidero premettere sin da subito, che quanto vi illustrerò è testato scientificamente, nulla è frutto di semplici supposizioni! Dico questo perchè alcune di queste scoperte potrebbero sembrarvi "assurde"...ma credeteci...si tratta di risultati ottenuti da famosi specialisti!


Herpes Simplex: forse relazione con il Morbo di Alzheimer

Uno studio dell’Università di Manchester coordinato dalla professoressa Ruth Itzhaki avrebbe notato una certa correlazione fra l'Herpes Simplex, quello che generalmente crea delle microlesioni a livello delle labbra ed il Morbo di Alzheimer.
La dottoressa spiega che in base alle indagii condotte si è scoperto che nel 90 per cento delle placche cerebrali dei malati di Alzheimer sono presenti prove genetiche del virus Herpes Simplex di tipo 1 (HSV 1). Secondo l’esperta, a causa della vulnerabilità del sistema immunitario degli anziani, l’Hsv 1 potrebbe raggiungere il cervello originando un’infezione dormiente che può però essere attivata da particolari eventi come stress e infezioni di natura diversa. Le cellule del cervello inizialmente danneggiate muoiono rilasciando delle proteine che si trasformano in placche amiloidi (considerate il contrassegno del morbo di Alzheimer). Per il momento non si può affermare con certezza che l’Alzheimer sia causato dall’Hsv, tuttavia le prove indiziarie andranno approfondite con ulteriori studi. I ricercatori sono già pronti a testare su alcune cavie di laboratorio i farmaci antivirali utilizzati per l’Herpes labiale per vedere se sono in grado di fermare il danno cellulare che causa l’insorgere dell’Alzheimer.


Morbo di Alzheimer: scoperta relazione con fragilità FISICA

La debolezza e la fragilità fisica, comuni nelle persone anziane, potrebbero essere legate allo sviluppo della patologia di Alzheimer, secondo quanto riportato in un recente studio degli scienziati del Rush University Alzheimer’s Disease Center di Chicago. La ricerca, effettuata in primis da Aron S. Buchman, membro della American Academy of Neurology, è stata pubblicata su Neurology®, la rivista scientifica della prestigiosa accademia. Su un campione di 165 individui in età avanzata, il 36% aveva sviluppato problemi di demenza. Dopo la morte il cervello degli anziani pazienti è stato analizzato, rivelando che coloro che avevano il morbo di Alzheimer in stadio avanzato erano anche doppiamente più fragili fisicamente rispetto agli altri. Questa scoperta supporta l’ipotesi che il morbo può contribuire ad indebolire il paziente o che fragilità e Alzheimer condividano la stessa origine. L’accumulazione delle placche nel cervello, dovuta alla malattia, può influenzare le aree del cervello responsabili delle abilità motorie.

In seguito ai risultati ottenuti, in Italia, da qui a sei mesi, partirà una sperimentazione intitolata Train the brain. Non esistono cure definitive per sconfiggere questo terribile morbo, ma ci sono tuttavia terapie efficaci nel rallentarne il decorso e una di queste è proprio quella alla base del Train the brain.
I pazienti che parteciperanno all’innovativo progetto di riabilitazione, saranno inseriti in speciali strutture dove alleneranno costantemente le loro funzionalità cerebrali tramite attività fisiche e ludiche. Gli scienziati, nel frattempo, monitoreranno lo stadio di avanzamento della malattia, per testare l’efficacia del metodo nel rallentare gli effetti del morbo sul cervello.

Info sul sito:www.italiasalute.it

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