lunedì 22 dicembre 2008

La musicoterapia

Nei malati di Alzheimer, la terapia farmacologica é finalizzata a contrastare alcuni aspetti di un quadro clinico destinato ad un inevitabile peggioramento, e quella verbale non può esser avviata a causa dei gravi deficit mnemonici, cognitivi e linguistici che presentano i pazienti. E' perciò fondamentale ricorrere a pratiche riabilitative e terapeutiche che coinvolgano il paziente e gli permettano, per quanto possibile, di mantenere e ravvivare il suo interesse per il mondo esterno.

Nel 2001, l'American Academy of Neurology ha sottolineato l'importanza della musicoterapia in quanto tecnica utile a migliorare le attività funzionali e a ridurre i disturbi del comportamento nel malato di Alzheimer. Infatti, nonostante il progressivo deterioramento cognitivo causato dalla malattia, il paziente conserva intatte certe abilità e competenze musicali fondamentali (intonazione, sincronia ritmica, senso della tonalità).

Durante le sedute di musicoterapia, - che si svolgono sempre nello stesso spazio, alla stessa ora e da parte degli stessi operatori, affinché i pazienti trovino stabilità e regolarità- i pazienti cantano canzoni popolari, ascoltano musica dal vivo e/o registrata, danzano liberamente o vengono coinvolti in danze popolari molto semplici, accompagnano con strumenti a percussione brani musicali o canzoni. Durante le sedute, il paziente non deve mai senyirsi a disagio e non gli devono esser fatte richieste superiori alle sue capacità.
Tale terapia espressiva si prefigge di raggiungere alcuni dei seguenti obiettivi: socializzazione, modificazione dell'umore della persona e contenimento delle manifestazioni d'ira e degli stati di agitazione, indurre un comportamento musicale attivo ( cantare, suonare uno strumento o danzare) per favorire il mantenimento delle abilità motorie.

Documentandomi in merito alla malattia, ho scoperto che l'importanza di introdurre la musicoterapia nella riabilitazione dell'Alzheimer é supportata da studi scientifici che hanno valutato attentamente le condizioni degli anziani durante e dopo ogni seduta. La conclusione é che questa terapia consente, in generale, di ridurre i sintomi più invalidanti della malattia. Ho sottolineato volontariamente il termine "scientifici", in quanto, discutendo con alcuni dottori in merito a questa forma di terapia, riscontro da parte loro scetticismo, se non addirittura sfiducia. E' chiaro che i canti e le improvvisazioni strumentali non possono guarire il paziente! Tuttavia, dato che la partecipazione regolare alle sedute di musicoterapia aiuta a rallentare i processi degenerativi e migliora le condizioni generali dei pazienti, soprattutto se ancora autosufficienti o residenti in istituto, credo che ogni struttura deputata all'accoglienza e all'assistenza delle persone affette da questa patologia, dovrebbe iniziare a considerare la possibilità di introdurre questo tipo di terapia all'interno del proprio contesto.

Non sono un'illusa...so bene che i fondi elargiti da regioni e provincie nel settore sociale sono carenti o comunque non sempre vengono spesi per le cause che li necessitano!! Ma pensare che in un futuro le cose in quest'ambito andranno meglio non mi costa nulla...e mi permette di continuare a sperare e a credere che le persone e soprattutto le istituzioni faranno la cosa giusta!!

Vorrei soffermarmi brevemente sul contenuto delle sedute e soprattutto su una recente esperienza personale. Nel cantare una canzone i malati ritrovano il proprio passato, le proprie origini, i propri vissuti e gli stati d'animo delle esperienze più significative della loro vita. Ricordare e ricostruire una canzone, conosciuta dal paziente, in tutte le sue parti (ritmo, testo, melodia), ha lo scopo di mantenere attiva la memoria, accrescere la produzione linguistica e tranquillizzare il malato.

Proprio ieri, l'istituto presso il quale risiede mio nonno, ha dedicato alcune ore del pomeriggio all'evocazione di canzoni natalizie e popolari. E' straordinario l'effetto che queste iniziative hanno sui malati di Alzheimer, più o meno autosufficienti. Coloro che dispongono ancora di abilità linguistiche relativamente buone, si uniscono entusiasti ai canti, mentre, coloro che hanno perso la parola o hanno difficoltà ad esprimersi, utilizzano strumenti musicali dalle superfici ampie come i tamburi - facilmente utilizzabili specialmente da parte di pazienti con limitate possibilità di movimento degli arti superiori -; così facendo i pazienti non si sentono inadeguati e frustrati.


E' proprio vero che le canzoni "di una volta" hanno effetti benefici sui pazienti. E' scientificamente provato che la pratica canora distrae da una situazione aggressiva, permette il controllo della respirazione e quindi il rilassamento. L'ho sperimentato personalmente con mio nonno. Canzoni come "E' qui comando io, Allegri Compagni, Sul ponte di Bassano", frutto della nostra tradizione popolare, gli permettono, anche se per pochi istanti, di riappropriarsi della sua storia, del suo passato, di episodi e circostanze altrimenti sommerse dalla malattia e perdute per sempre.

Non vi dico poi, l'effetto che provoca in lui l'inno nazionale "Fratelli d'Italia"!! E' pazzesco! I suoi occhi luccicano e sembra tornare indietro nel tempo, quando si batteva con onore per la sua amata patria. E' davvero commovente sentirlo intonare l'inno con difficoltà a causa del respiro affannoso (conseguenza dell'enfisema polmonare) e della dimenticanza di qualche parola.

Nonostante questi lunghi anni di sofferenza, nonostante la malattia lo abbia segnato profondamente e irrimediabilmente, non ha perso quella signorilità, quella nobiltà d'animo, quel senso dell'onore che oggigiorno é così difficile ritrovare nella nostra società!

E' strano riscoprire il valore del sacrificio e allo stesso tempo una fede profonda in Cristo, ascoltando i racconti, spesso interrotti da "vuoti di memoria" da parte di persone che si trovano in una casa di riposo, in un luogo in cui, come spesso afferma mio nonno nel corso dei suoi numerosi discorsi privi di logica, si attende pazientemente la morte.

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