venerdì 9 gennaio 2009





La Pet Therapy




Che cos'è la pet therapy?
Il termine pet therapy, indica una serie complessa di utilizzi del rapporto uomo-animale in campo medico e psicologico. Deriva dell’unione di due parole inglesi : pet o animale d’affezione e therapy o cura ed è comunemente usato per indicare le “ attività e terapie assistite dagli animali”. Gli animali coinvolti nella terapia non sempre sono gli animali da compagnia (i “pet”), ma possono essere impiegati anche animali da allevamento (pecore, capre, animali da cortile in genere), nonchè uccelli, pesci e delfini.

Le attività assistite dall’animale (Animal-Assistd Activities o AAA) impiegano animali specificatamente addestrati, per diminuire la solitudine, migliorare la qualità di vita, accrescere la capacità d’apprendimento creando la motivazione necessaria per raggiungere obiettivi prestabiliti. Le terapie assistite dall’ animale (Animal-Assisted Therapy o AAT), sono attività terapeutiche vere e proprie (cioè con precise caratteristiche), gestite da professionisti di sanità, finalizzate a migliorare le condizioni di salute di un paziente mediante specifici obiettivi. Sono terapie di supporto che integrano, rafforzano e coadiuvano le terapie normalmente effettuate per il tipo di patologia considerato.
Le AAA/AAT sono frequentemente utilizzate negli istituti geriatrici, ospedali, centri di riabilitazione, scuole, centri socio educativi, cooperative, carceri, ecc.
Accanto alle AAA vi sono le AAE, ANIMAL-ASSISTED EDUCATION (ATTIVITÀ EDUCATIVE ASSISTITE DA ANIMALI), che consistono in progetti diretti da professionisti nel campo dell’educazione e prevedono obiettivi specifici volti al miglioramento cognitivo di minori ed adulti.
Le attività promosse dalla pet therapy hanno effetti positivi su alcuni parametri comportamentali e cognitivi dei pazienti affetti da Alzheimer ricoverati presso strutture ospedaliere. I risultati dell'esperienza condotta per otto anni dall'Istituto Geriatrico Ca' Industria di Como, la prima di questo genere in Italia, sono stati illustrati a Firenze dal dott. Giovanni Bigatello nel corso del 52° Congresso Nazionale della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria. “Nella nostra esperienza la seduta si tiene in un apposito locale, dove ognuno dei ricoverati nel Nucleo Alzheimer viene invitato ad accarezzae e a spazzolare il cane, a porgergli piccoli bocconi, a camminare tenendolo al guinzaglio. Viene inoltre richiesto di rievocare possibili ricordi ed esperienza con animali e di rispondere a domande semplici, prevalentemente inerenti l'animale. Nel complesso abbiamo riscontrato un marcato miglioramento dell'attenzione e dell'interazione tra i ricoverati, una riduzione dei disturbi comportamentali, un miglioramento del tono dell'umore e spesso un'interazione verbale pertinente al contesto. In particolare, è stato riscontrato un miglioramento statisticamente significativo nell'ambito del linguaggio. Sembrerebbe inoltre confermata una lieve riduzione delle alterazioni cognitive", ha spiegato il dott. Bigatello.
Il geriatra ha sottolineato che nei pazienti affetti da demenza, il senso di solitudine e abbandono, cui consegue quasi sempre uno stato di despressione più o meno manifesto, è uno dei problemi assistenziali maggiori.

Personalmente credo molto nel "potere degli animali". Sono anni che raccolgo informazioni in merito a questo tipo di terapia e nel corso delle mie letture ho riscontrato parecchi casi in cui la pet therapy ha avuto effetti positivi sui malati di Alzheimer.

Vi ho proposto un pezzetto di questo articolo contenuto nel sito italiasalute.it perchè tratta in maniera chiara e concisa gli aspetti benefici di questa terapia che, assieme ad altri trattamenti terapeutici, quali ad esempio la musicoterapia, supportanto le terapie farmacologiche nei soggetti affetti da Alzheimer.
Mio nonno "era" un contadino. Amava la terra, gli animali...la natura!
Nel cortile del centro presso il quale risiede, sono stati costruiti due piccoli recinti; in uno si trovano delle galline, in un altro dei conigli. Spesso, durante la cena, io e mia mamma sediamo mio nonno davanti la finestra che dà proprio sul piccolo pollaio.
Non potete immaginare la gioia di mio nonno nel vedere le galline!! Purtroppo, l'avazare della malattia si porta via giorno dopo giorno un piccolo pezzetto della memoria di mio nonno...tuttavia, anche se allo stadio attuale della demenza, fatica a riconoscere persone, oggetti ed animali, lo svolazzare delle galline gli mette gioia! E' incredibile!
A tal proposito, una persona recentemente introdotta nella struttura, la "nuova arrivata", ha dimostrato come tutti gli altri pazienti, disagio emotivo e disorienamento durante le prime settimane trascorse nella sua "nuova casa". Come segno di rifiuto per quanto accadeva attorno a lei, si è chiusa in se stessa; ha smesso di camminare, di sorridere...solamente pianto e niente di più! Con la costruzione del pollaio...è rinata! La mattina, quando si sveglia e presenta una delle sue solite crisi di pianto, gli operatori la conducono dalle galline...potrebbe rimanere con loro per delle ore!! Probabilmente, esse la riportano in un contesto conosciuto, sperimentato, trasmettendole un senso di tranquillità.

Uno degli effetti a lungo termine della malattia di Alzheimer è la comparsa di allucinazioni. Mio nonno le ha spesso...Sovente si strofina le mani prima di pranzare; crede che la tavola sia un grande lavabo e la mia felpa, lo strofinaccio sul quale asciugarsi.
Quasi sempre poi, "vede" il suo cagnolino "Neve". Si tratta dell'ultimo cagnolino che mio nonno ha amato (ha avuto diversi cani nel corso della sua vita) e che spesso "rivede" durante le sue quotidiane allucinazioni. In questi momenti, si sporge dalla sedia a rotelle sulla quale è costretto da qualche mese ed inizia a fischiare, a chiamarlo a sè fischiettando allegramente...lui vede il suo cagnolino!!

Il legame con gli animali è riscontrabile frequentemente nei malati di Alzheimer, soprattutto in quanti, da giovani, possedevano un animale o una fattoria.
Gli altri pazienti presenti nella casa di cura, presso la quale risiede mio nonno, nominano spesso gli animali; una signora un giorno mi ha fissata chiedendomi se avessi dato da mangiare ai maialini. Un altro giorno poi, due anziane signore, si sono arrabbiate, oserei dire "ferocemente" l'una con l'altra; entrambe sostenevano di essere le vere padrone di un micetto, entrato da poco a far parte della "piccola famiglia di animali" che l'istituto ha creato.

Io sostengo questa terapia e mi piacerebbe che fosse maggiormente valorizzata all'interno delle strutture che quotidianamente ospitano i malati di Alzheimer. La vista e il contatto con gli animali tranquillizzano i pazienti...un po' come la presenza dei bambini, dei piccini che vanno a trovarli. Entrambi suscitano sentimenti di affetto e gioia negli anziani ammalati e permettono loro, anche se per brevi momenti, di sentirsi "vivi"!

Le informazioni riportate in merito alla pet therapy fanno riferimento ai seguenti siti: www.diamociunazampa.it/.../articles.php?
www.oldenglishsir.it/articoli/pet_therapy_e_associazioni.pdf

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