tag:blogger.com,1999:blog-3749064118187581152024-03-06T02:36:22.252+01:00L'Essenziale è Invisibile agli OcchiIn questo blog, desidero parlare del morbo di Alzheimer, servendomi anche della mia personale esperienza. Accompagnerò le informazioni che di volta in volta inserirò, a riflessioni personali in merito alle difficoltà quotidiane vissute dai malati e dai loro familiari.Giugiahttp://www.blogger.com/profile/09629072878889967130noreply@blogger.comBlogger21125tag:blogger.com,1999:blog-374906411818758115.post-73618025995903317722009-01-29T20:40:00.004+01:002009-01-30T07:42:18.841+01:00<div align="center"><span style="font-size:180%;color:#6666cc;">"L'Essenziale è Invisibile agli Occhi"<br /></span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Cari amici,<br />ho iniziato questo blog con l'unico scopo di superare una parte dell'esame di informatica, ma non mi sono resa conto che post dopo post, vi ho parlato di me, di ciò che sono e di come cerco di affrontare questo grande dolore chiamato Alzheimer.<br />Sono felice di averlo fatto, perchè ne avevo bisogno! Avevo davvero un gran bisogno di metter nero su bianco i miei pensieri e la mia sofferenza...avevo bisogno di sfogarmi!<br /><br />"Ecco il mio segreto", disse la volpe al Piccolo Principe: "Non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".<br />Che dire amici...questa frase accompagna ogni singolo giorno della mia vita! Lessi questo libro in prima media e me ne innamorai perdutamente.<br />La cosa straordinaria è che questo libro non ha età! Lo puoi leggere da piccino, da adolescente...da uomo!<br />Credo di averlo letto e riletto all'incirca un migliaio di volte ed ogni volta ho scoperto qualcosa, qualcosa di profondo, di importante tra le righe di questo libricino...<br /><br />"L'ESSENZIALE E' INVISIBILE AGLI OCCHI"...una frase che ci chiede di riflettere! La prima volta che lessi il libro, trovai interessante questa frase, ma forse non fui in grado di comprenderla fino in fondo....<br />Oggi, per la prima volta, posso dire di aver capito il senso di queste parole e non per merito mio, ma per merito di mio nonno.<br />La sua malattia mi ha scombussolato la vita, mi ha gettata nella disperazione, mi ha terrorizzata...ma mi ha insegnato l'amore e mi ha permesso di capire cos'è davvero importante nella vita!<br />Il giorno in cui gli fu diagnosticata questa malattia, giurai a me stessa che avrei iniziato a vivere VERAMENTE e che avrei rincorso solamente "l'essenziale", giorno per giorno. La vita è troppo breve per buttarla via o per lasciarla scorrere velocemente, seguendo qualche sciocca moda...<br />Quell'uomo anziano, con i suoi 87 anni, se ne sta seduto su una sedia a rotelle e mi stringe la mano; mi sussurra di dargli un altro bacio, mi chiede di tornare da lui l'indomani e non appena gli rimbocco le coperte, all'improvviso mi guarda e dice:"Scusami...e grazie per tutto ciò che fai!" Ed è allora...è allora che mi sento tremare le gambe...è allora, in quella struttura per malati di Alzheimer, in quella fredda stanza che capisco il senso della vita! E ancora una volta, la parola d'ordine è amore!! Ecco cos'è fondamentale nella vita: l'amore! L'amore vero che aiuta a sconfiggere il dolore, l'amore che ti incoraggia ad andare avanti...l'amore che non si dovrebbe negare a nessuno! </span></div><div align="justify"><br /><span style="font-family:trebuchet ms;">In uno dei miei primi post, vi chiedevo di aiutarmi a capire se valga davvero la pena vivere, nascere sapendo di dover soffrire...Sì ne vale la pena! Me lo ha insegnato un gruppo di malati di Alzheimer, un gruppo di donne e uomini che ha perduto tutto! Ogni giorno la malattia, li deruba di un ricordo: un viso amico, un paesaggio. Dimenticano tutto! Puoi parlare con loro per ore, voltarti qualche secondo...e chiederanno nuovamente il tuo nome! </span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">I malati di Alzheimer non ricordano nulla...ne siamo così convinti? No amici, gli abbracci li ricordano! Il loro bisogno d'affetto è commovente!</span></div><div align="justify"><br /><span style="font-family:trebuchet ms;">Ed ora la parte più difficile....</span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Guardando il film "Ritorno a Cold Mountain", mi rimase impressa una frase: "La sola cosa che ci è data, è accettare". Già...però, quanto è difficile! Credo di non aver mai accettato la malattia di mio nonno e in questo modo non faccio che "ammalarmi" di rabbia, che sentirmi impotente, senza risolvere nulla! La verità è che devo imparare ad accettare che la vita è sacrificio e che non sempre c'è un lieto fine, come nei film! E' facile dire:"fattene una ragione; vai avanti; la vita è così Ma quando inizi a provare sulla tua pelle cosa significhi...bè allora le parole non bastano più!</span></div><div align="justify"><br /><span style="font-family:trebuchet ms;">Devo accettare questa situazione ed essser coraggiosa. Già perchè, ci vuole coraggio quando il nonno rifiuta il cibo ripetuatamente, quando è preda di una delle sue solite crisi, quando non vuole lasciarsi cambiare! Questo coraggio, lo scopri nella quotidianità ed è essenziale per andare avanti!</span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">L'eredità di mio nonno è contenuta in questa semplice frase...facile da scrivere, difficile da vivere: "L'ESSENZIALE E' INVISIBILE AGLI OCCHI"<br /><br />Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale<br />e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.<br />Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.<br />Il mio dura tuttora, né più mi occorrono<br />le coincidenze, le prenotazioni,<br />le trappole, gli scorni di chi crede<br />che la realtà sia quella che si vede<br />Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.<br />Con te le ho scese perché sapevo che di noi due<br />le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,<br />erano le tue.<br />(Eugenio Montale)<br /><br />Montale dedicò questa poesia a sua moglie.<br />Io la voglio dedicare ad Aldo, un uomo buono, coraggioso, onesto...un uomo che ho sempre ammirato e che continuerò ad ammirare per tutto il resto della mia vita!<br />Le operatrici e mamma mi dicono che i tuoi occhi sono offuscati nonno...eppure, nessuno riesce ad osservarmi come fai tu, nessuno riesce a guardarmi nel profondo come fai tu! Il tuo sguardo mi accompagna ogni giorno...mentre sono in mensa, mentre sto seguendo una lezione...tu ci sei!<br />Grazie per ciò che sei! Grazie per l'amore che mi dai! Grazie perchè da quella scomoda sedia a rotelle continui ad impartirmi lezioni di vita!<br /><br />Da piccina mi hai stretta fra le tue braccia e giorno dopo giorno, passo per passo, mi hai insegnato a camminare in questo mondo. Io ti aiuterò a muovere gli ultimi passi durante questo tuo ultimo viaggio e lotterò con te e per te, contro questa malattia! </span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">...Malattia che può derubarti di tutto, ma non della dignità di uomo e dell'affetto della tua famiglia!<br />Grazie nonno!</span><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEif4e_bQRaogCCu3LTg52RlXCH2hGxJIpf-YB1M_dVK6LA3nsUCErY8KW7rCYfeCmK2Dd2W-Wxt_B02N5xNSVvb3jVHKJOovDf1_iu9Im7RfeJJSV3yvA6w9WEdpj42SEj7to2pQxVJXem-/s1600-h/cnjen.jpg"><span style="font-family:trebuchet ms;"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5296971416420385586" style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 144px; CURSOR: hand; HEIGHT: 106px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEif4e_bQRaogCCu3LTg52RlXCH2hGxJIpf-YB1M_dVK6LA3nsUCErY8KW7rCYfeCmK2Dd2W-Wxt_B02N5xNSVvb3jVHKJOovDf1_iu9Im7RfeJJSV3yvA6w9WEdpj42SEj7to2pQxVJXem-/s400/cnjen.jpg" border="0" /></span></a></div><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhm35r28EEGECbkflgp-PNfPHeE7zut6QJOuJQF2I_Kn2Jo2yxtxk1DbbS2_CSKrSZcGGNFuDCHdAINJF4ShPYlu7Zf_sJx7b22hUJp6U18bEspVSqYnRTcWchNv-vkMKg3hYiDdVdfj8Rf/s1600-h/manncohjo.jpg"></a>Giugiahttp://www.blogger.com/profile/09629072878889967130noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-374906411818758115.post-62691881497567643352009-01-28T19:07:00.005+01:002009-01-30T08:18:54.064+01:00<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhO_OiXjJJAnUUC24uY5BqxcW8_7po62w5f-pPPa-3yZ_zHiIltbJEHNbqMGbMmwSfV0ftpq6xQIqE4bh5wCFuoSgAFWm2cno2xyu7LCLyX4jX-tOmOpJW1lbFp7sbCAloGJzqLXFvhfSt-/s1600-h/angeli.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5296423129802788242" style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 125px; CURSOR: hand; HEIGHT: 128px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhO_OiXjJJAnUUC24uY5BqxcW8_7po62w5f-pPPa-3yZ_zHiIltbJEHNbqMGbMmwSfV0ftpq6xQIqE4bh5wCFuoSgAFWm2cno2xyu7LCLyX4jX-tOmOpJW1lbFp7sbCAloGJzqLXFvhfSt-/s400/angeli.jpg" border="0" /></a><br /><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:180%;color:#3366ff;">L'Amore conta</span></div><br /><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Se provo ad immaginare il mio futuro immediato, mi vedo educatrice...una brava educatrice spero! Mi vedo circondata da amici, da una famiglia che amo e felice...</span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Però a questo punto, smetto di pensare perchè ho paura. Ho paura che un giorno, anche io potrei ammalarmi di questa orrenda malattia...temo di diventare un peso per quanti amo. </span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Qualcuno potrebbe pensare che sono la persona più tragica della terra, che tali pensieri non si adattano per niente ad una ragazza di ventun'anni...ma non è così. </span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Quando si sperimenta l'Alzheimer, è praticamente impossibile dimenticare...è impossibile rimanere illesi! La malattia si sta portando via una figura importante della mia vita, una persona che ha sempre creduto in me, in ciò che sono e in quello che sarò in futuro. E nei momenti tristi della mia vita rimpiango di non aver accanto a me mio nonno, un uomo sano, robusto, dal cuore d'oro, dispensatore di saggi consigli e di dolci carezze. Avrei bisogno della sua presenza...</span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Il mio timore è di non riuscire ad esser presente un giorno per gli altri...magari per i miei nipotini...chissà! </span></div><br /><div><span style="font-family:trebuchet ms;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Da quando sono caduta nella morsa dell'Alzheimer, mi chiedo spesso quale sia lo scopo della vita...se sia possibile, umano soffrire così tanto..se valga la pena di vivere una vita di sacrifici per poi ritrovarsi su una carrozzina, ignari del proprio passato e del proprio presente.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Quando mio nonno non riesce ad alzarsi dalla sedia e a fare un solo passo, quando non riesco a fargli capire che per veder la voce che gli parla deve aprire gli occhi, quando non riesco a farlo mangiare...è allora che sperimento la sofferenza! Vedere tutti quegli anziani, che camminano su e giù per la stanza tutto il santo giorno, bestemmiando, pregando, urlando...è in quel momento che dispero! Perchè vivere così? Che senso ha tutto ciò? E' in questi momenti che le parole dei sacerdoti non mi bastano più! Giulia..."Dio ha un progetto per ognuno di noi, spesso non riusciamo a comprenderlo perchè siamo solo uomini, ma lui ha tracciato la nostra strada; Non disperare, tuo nonno sarà ricompensato nel regno dei cieli; La sofferenza di tuo nonno serve per espiare le colpe di tante altre persone, serve per ricreare il paradiso in terra". No no...io proprio non ci sto! Spiacente ma queste risposte non mi bastano...Forse la mia fede non è abbastanza forte...e in questi momenti difficili queste parole non mi bastano, non mi calmano.</span></div><br /><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Poi però, ci sono giorni in cui, all'improvviso, mio nonno mi strizza l'occhio sorridendo, mi abbraccia! Ci sono giorni in cui due anziane signore della casa di riposo si prendono per mano e iniziano a passeggiare...e ci sono giorni in cui osservi tutti quei malati sulle loro carrozzine, attorniati da amici e parenti, da persone che li amano. Ed è proprio allora che trovi il senso che andavi cercando: l'amore. La vita di tutti questi malati ha un senso e tale senso è visibile nell'affetto di loro cari! Che siano stati buoni o cattivi genitori "da sani", non conta più di tanto...vai a trovarli perchè dentro di te provi amore per loro! </span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Spesso i figli si sentono talmente grati nei confronti dei loro genitori che non possono far a meno di tener loro la mano durante questo difficile percorso.</span></div><br /><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Vorrei proporvi qui di seguito la lettera che la figlia di Ronald Reagan ha scritto a suo padre.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Io la trovo molto commovente e mi è utile stasera per esplicitarvi cosa intendo per affetto-gratitudine nei confronti del proprio genitore malato.</span></div><br /><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"><strong>L' ULTIMA BATTAGLIA<br /></strong>La figlia di Ronald Reagan racconta "Cosi' l' Alzheimer spegne mio padre"</span></div><br /><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Ogni mese, Ronald Reagan, mio padre, perde qualcosa di se' per il morbo di Alzheimer. Per lui, come per chiunque sia affetto da questo male, il vero nemico e' il tempo: che continua a restringersi e diventare vano, svuotato di significato. Mio fratello Michael e io ci incontriamo nell' ufficio di nostro padre e gli portiamo dei regali, anche da parte di nostro fratello Ron, che e' bloccato a Seattle per lavoro. Tutti noi, comprandogli i regali, abbiamo fatto lo stesso ragionamento: abbiamo scelto qualcosa che mio padre sia in grado di osservare con piacere, senza dover leggere. Qualcosa per attirare la sua attenzione. Abbiamo portato dei libri illustrati con fotografie di paesaggi, e dei cioccolatini, un regalo proibito. E anche una sfera di vetro contenente il modellino di un paesaggio: quando la agiti, la neve cade sulle casette. Quando la vidi nel negozio mi ricordai di quando, da piccola, mio padre mi raccontava dei Natali innevati della sua gioventu' . L' ufficio di mio padre e' in un grattacielo che sovrasta Los Angeles. Dalle finestre si vedono il cielo azzurro, le strade, i tetti delle case. Lui ci va ancora un paio d' ore la mattina. Non ha molto da fare, in ufficio, ma non e' questo il punto. Si tratta di una routine, e i malati di Alzheimer devono mantenere le loro abitudini. La routine li aiuta a dare una struttura al tempo che passa, a riempire le ore. E' bello vedere tutti i regali posati sulla scrivania di mio padre. Ormai non c' e' molto: e' quasi vuota. Un blocco di fogli gialli, intonso, e' sempre allo stesso posto da mesi. Guardo le mani di mio padre mentre cercano con cautela di aprire i pacchetti, staccando il nastro adesivo senza strappare la carta. Alla fine pero' , si lascia prendere dall' impazienza. I suoi occhi si illuminano alla vista dei cioccolatini e per un momento Michael e io diventiamo suoi complici in una piccola marachella: si tratta di una ghiottoneria "proibita" che non riceve spesso. "Sono tutti per te, papa' - gli dice Michael -. Non devi dividerli con nessuno". "Ah, bene", risponde allegro, tirando la scatola verso di se' . Quando vede i libri con le fotografie di laghi, di praterie e di montagne resta ammirato. Poi rigira la sfera di vetro e sorride davanti a quel paesaggio invernale in miniatura. Gli dico che quando e' stanco di guardare il sole californiano dalla finestra basta che guardi nella sfera di vetro per cambiare la stagione. Mi fissa e mi dice un "ok" secco. Non so se mio padre sappia ancora cosa rappresenta il Natale, ma sono sicura che sappia cosa vuol dire donare. E, mentre siamo accanto a lui, lo sappiamo anche Michael e io. Siamo lontani dalla follia degli acquisti natalizi, e dei problemi di parcheggio. Mentre ce ne andiamo dall' ufficio, dopo aver salutato papa' , chiedo a mio fratello chi abbia fatto il regalo piu' grande, se noi due a nostro padre o lui a noi. Michael non ha bisogno di rispondermi, lo sappiamo entrambi. Non dovrebbero essere necessari la malattia o il dolore per ricordarci il vero significato del Natale. E invece, purtroppo, spesso e' cosi' . Poco tempo fa, ho fatto un' escursione in collina e mi sono fermata davanti a una cascata e a un laghetto, all' ombra di grandi alberi. Mi sono seduta su una roccia a ascoltare lo scorrere dell' acqua, il vento che muoveva le foglie. Avrei voluto regalare quell' esperienza a mio padre. Avrei voluto regalargli la pace di quegli istanti, la dolcezza di quei suoni, la serenita' di quel luogo. Ma non posso. </span></div><br /><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Patti Davis Reagan, figlia di Ronald Reagan</span></div><br /><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Ogni volta che rileggo questa lettera, mi commuovo! Il padre che si illumina davanti alla scatola di cioccolatini, mi fa venire in mente mio nonno che mangiando con voracità un pavesino, mi sorride...e non appena lo finisce, allegro, mi sfiora la mano e mi dice "senti che bon Maria Santissima!"</span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">"Avrei voluto regalargli la pace di quegli sitanti, la dolcezza di quei suoni, la serenità di quel luogo. Ma non posso." scrive Patti Davis Reagan. Già, nemmeno io posso ridare tutto ciò a mio nonno...però posso donargli una parte del mio tempo e posso accompagnarlo durante la tappa finale del suo viaggio. E posso essere forte anche per lui...e posso mettere in pratica quanto mi ha insegnato nella quotidianità, facendo così rivivere ogni giorno, una parte di lui.</span></div><br /><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Francesco Guccini, nella canzone "Cirano", dice:"...Dev'esserci, lo sento, in terra o in cielo un posto dove non soffriremo e tutto sarà giusto."</span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Francesco Guccini è certo che esista un'isola felice, un posto in cui non vi siano nè dolore, nè pianto...Io non lo so...però io esisto e posso aiutare, nel mio piccolo, ad alleviare le sofferenze di qualcuno. Io esisto e posso dare il mio contributo, qui ed ora...in vista di raggiungere il posto "dove non soffriremo e tutto sarà giusto."</span></div><br /><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">In una delle sue canzoni, Ligabue canta: "L'Amore conta, l'amore conta, conosci un altro modo per fregar la morte?"...Allora osservo mio nonno...No, non conosco nessun altro modo!</span></div><br /><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"></span></div><br /><div align="justify"></div>Giugiahttp://www.blogger.com/profile/09629072878889967130noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-374906411818758115.post-72815780770167377722009-01-27T21:27:00.015+01:002009-01-30T08:21:21.126+01:00<div align="center"><br /><span style="font-size:180%;color:#cc33cc;">Alzheimer: il dolore universale</span><br /><br /></div><div align="left"><em>Alzheimer: alcune testimonianze</em></div><br /><div align="justify"><strong>Ronald Reagan (ex presidente USA) rivela all'America la sua condizione: "Sono affetto dal morbo di Alzheimer"</strong><br /><br /></div><p align="center"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhjXLoQs_iPDeLuBe1OTWP9ZuzOBN1rvTfECCqZOjWfMlDWz1S2vDHfuhP-tE2_bd-T5bqLsYWCjPFl9T5BNQFMK5Z0MeoALQcwIY_KtuIp3M5C4G1-HgYdQGAQyUuLhjpwQNIT0v_GoExw/s1600-h/ronald.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5296083590277712082" style="WIDTH: 116px; CURSOR: hand; HEIGHT: 149px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhjXLoQs_iPDeLuBe1OTWP9ZuzOBN1rvTfECCqZOjWfMlDWz1S2vDHfuhP-tE2_bd-T5bqLsYWCjPFl9T5BNQFMK5Z0MeoALQcwIY_KtuIp3M5C4G1-HgYdQGAQyUuLhjpwQNIT0v_GoExw/s400/ronald.jpg" border="0" /></a></p><p align="left"><br />5 novembre 1994<br />Cari americani, mi è stato recentemente comunicato che io sono uno dei milioni di Americani che è afflitto dal morbo di Alzheimer.Dopo aver saputo della malattia, Nancy ed io dovevamo decidere se come cittadini volevamo tenere questa notizia privata o se volevamo condividerla con voi. In passato Nancy ha sofferto di un cancro al seno ed anch’io sono stato operato di cancro. Abbiamo constatato che raccontando di noi gli americani hanno preso coscienza del problema. Noi eravamo felici perché come risultato molte più persone si sono sottoposte ai test preventivi.Queste persone sono state curate ai primi stadi tornando così a vivere una vita normale.Così, ora, sentiamo che è importante condividere questo con voi. Aprendo i nostri cuori, speriamo che tutto ciò possa portare ad una maggior consapevolezza su questa tremenda condizione.Al momento posso affermare che sto ancora bene. Ho intenzione di vivere gli anni che Dio mi lascia in terra facendo le stesse cose che ho fatto fino ad oggi. Io continuerò a dividere il viaggio della mia vita con la mia sempre amata Nancy e la mia famiglia. Ho progettato di gioire nello stare all’aria aperta rimanendo in contatto con i miei amici.Sfortunatamente, il progredire del morbo di Alzheimer, fa sì che spesso la famiglia debba sopportare un carico molto gravoso. Io spero solo che ci sia qualche possibilità affinché Nancy non debba vivere questa dolorosa esperienza. Quando arriverà il momento io confido che con il vostro aiuto lei possa guardare alla malattia con fiducia e coraggio.Vi ringrazio per avermi dato l’onore di potervi servire come vostro Presidente. Quando Dio mi chiamerà a casa sua, qualunque sia il momento, io partirò con tutto l’amore che provo per questo nostro paese e con l’eterno ottimismo per il suo futuro.Ora inizierò il viaggio che mi condurrà verso il tramonto della mia vita. Sarà un lungo addio. Ma io so che per l’America ci sarà sempre una splendente alba davanti.Grazie amici. Dio mio benedicimi.<br />Con affetto</p><p align="left"><br />Ronald Regan </p><br /><br /><div align="justify"></div><div align="justify"><strong>Charlton Heston (attore cinematografico) dichiara pubblicamente di essere stato colpito dall'Alzheimer</strong><br /><br /></div><div align="center"></div><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5296085096942459010" style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 100px; CURSOR: hand; HEIGHT: 127px; TEXT-ALIGN: center" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjyUisnbIzj4r8N1GCXeeIe_lzkF6novFx8BNHMGdhjiiyWHkSe1Z7lIDv9zWggaf-TDl8v1B4jW0FxBfUanqV933BNcAeKoEteM7Cff2U9KeoUlvREIbSXt4OKw4BO9jW4q2y7F0jbcOix/s400/cjejkk.jpg" border="0" /><br /><p align="justify">9 agosto 2002 </p><p align="justify">Miei cari amici, colleghi e fans,i miei dottori mi hanno recentemente detto che ho un disturbo neurologico e questi sintomi sono preludio alla malattia di Alzheimer.Così...ho voluto preparare poche parole per voi adesso, perché quando il tempo verrà, forse non sarò più in grado di farlo.Ho vissuto tutta la mia vita sul palcoscenico e sullo schermo prima di voi. Ho trovato scopo e giusto mezzo nel vostro responso.Per un attore non c'è perdita più grande che il perdere il suo pubblico. Mi posso separare dal Mar Rosso, ma non posso separarmi da voi, ed è questo il motivo per cui non vi escluderò da questa tappa della mia vita.Per il momento non cambierà niente, insisterò con il mio lavoro quando posso; i dottori insisteranno sul riposo quando necessario. Se vedrete meno scatto nei miei passi, se non riuscirò a pronunciare bene i vostri nomi, voi saprete perché.E se vi racconterò una storia divertente per la seconda volta, per favore, ridete lo stesso.Non sto né arrendendomi e né ribellandomi.Credo di essere ancora il combattente che il dr. King e JFK e Ronald Reagan conoscevano, ma é una lotta che un giorno dovrò dichiarare persa.Devo conciliare coraggio e perdita dei sensi in ugual misura.Per favore, non provate compassione per me. Io non ne avrò. Sarò solo un pò meno disponibile a voi, malgrado i miei desideri. Voglio che voi sappiate che vi sono riconoscente fuori misura. La mia vita è stata piena di fortuna. Sono grato di essere nato in america, culla della libertà e delle opportunità, dove un ragazzo proveniente dal Michigan Northwoods ha potuto lavorare duro per far qualcosa della sua vita. Sono grato per il dono delle parole più elevate che sono state mai scritte, che hanno fatto che io possa dividere con voi l'infinito scopo dell'esperienza umana. Come attore, sono grato di aver vissuto non una vita, ma molte. Più di tutto, sono fiero della mia famiglia, mia moglie Lydia, la regina del mio cuore, i miei ragazzi Fraser e Holly, ed i miei amati nipoti Jack, Ridlej e Charlie.Loro sono i miei più grandi fans, i miei critici più severi, la mia conquista più orgogliosa. Attraverso loro posso toccare l'immortalità.Infine confido sul futuro dell'America. Credo in voi, so che il futuro del nostro paese, la nostra cultura ed i nostri bambini sono in buone mani.William Shakespeare alla fine della sua carriera ha scritto il suo addio attraverso le parole di Prospero nella "Tempesta", che alla fine dice:“O figlio, inquieto tu mi sembri, direi quasi sgomento. Via, rasserenati, il nostro spasso é finito; detto io te l'avea, spiriti eran quei graziosi attori, ed in aria si son tutti dissolti, in impalpabil aria. Come questa visione, edificio senza base. Le torri dalle nubi coronate, i sontuosi palagi e i solenni templi ed il nostro grande globo stesso con tutto quando il fa glorioso e bello. Dissolversi dovranno, e come questo immaterial spettacolo svanendo, di se non lascian traccia nessuna. Noi siam della sostanza anche son fatti i sogni, ed é la breve nostra vita da un sonno circondata. Incollerito tu mi vedi, signor la mia fralezza comporta, é il vecchio mio cervel turbato, ma la sua infermità non ti dia pena. vi prego ritiratevi or voi due nella mia cella, riposate mentre io passeggerç un poco per calmare questo tumulto dell'animo mio”.Grazie, Dio vi benedica tutti.<br /></p><p align="justify">Charlton Heston<br /><strong></strong></p><p align="justify"><strong>Testimonianze di malati di Alzheimer statunitensi</strong><br /><em>More Than Death, Many Elderly Fear Dementia</em><br />It happens when she forgets. It could be a phone number. It could be an appointment. She might be about to introduce someone — someone she knows very well — and the name will totally elude her: "And this is . . . uh . . . uh. . . ." The fear will crest from some corner of Barbara Waldon's self. She will think with a certain foreboding: Is this the sign? Have I got it? Is my mind going?She is 65. Few people get dementia that young, and her sporadic memory lapses don't necessarily signify much. But still. Her mother had Alzheimer's disease, the dominant cause of dementia, and she saw it unspool in her. Early on, her mother kept notebooks of pertinent information, even dialogue from her husband. Then if he would say to her, "I already told you that," she would riffle through her notebooks to see if in fact he had. Eventually, she would neglect to turn the stove off, and later she would be unable to cook. One day, she left her home in her bathrobe and walked seven miles and could not say where she lived.On and off, Mrs. Waldon worries that she, too, might be consigned to a life no one wants to live. She is a retired guest coordinator and field producer for a cable television network and lives in Cambria Heights, Queens. "If I forget something," she said, "I begin to think, `Oh my God, do I have Alzheimer's?' That's worse than death."It is often assumed that death is the great bogeyman of the elderly, what they dread above all else, but now that people live much longer, and have greater expectations for their old age, the complexion of their worries has changed. Many elderly people say that what they fear more than death and scourges like cancer is losing their minds, a debasing death of its own sort. Years ago, people joked quaintly about a forgetful aunt or uncle: "Oh, she's just a bit senile. Don't mind her." But one of the cruel consequences of people living longer is that dementia, particularly Alzheimer's disease, is increasingly commonplace. As more people hear about it and see it mercilessly transform relatives and friends, they grow alarmed about their own fates. It has reached the point that far more people appear concerned about getting the disorder than are ever likely to get it. Though considerable research is under way, little about Alzheimer's is well understood, including exactly what causes it, and there is no cure. It is not a normal part of aging, but it is a disease almost exclusively of the aged. The older you get, the more likely you are to get it. Denis Evans, director of the Rush Institute for Healthy Aging, estimates that about 13 percent of Americans 65 and older suffer from Alzheimer's. By his calculation, less than 2 percent of people between 65 and 74 have it, but among those 85 and older, more than 40 percent do."People fear this more than death, because it steals your personality and turns you into somebody that requires total care," said Alexandre Bennett, a clinical neuropsychologist who specializes in geriatrics. She has seen many people caught up in fear of Alzheimer's, people she refers to as the "worried well." More often than not in her experience, she said, the people who worried about it did not have it; it was the ones unaware of memory lapses who were often in the early throes of the condition. While most elderly people will never confront the disease, the odds lose their meaning when you see someone up close withering under its curse. And then if you forget a name, can't find the keys, you wonder.Winifred Stevenson, 86, lives at the Hebrew Home for the Aged at Riverdale. She shudders at all the dementia she sees around her in the corridors and rooms. "Day after day, I pray to the Lord I won't turn out that way," she said. "I'd rather die than end up like that. I don't want to be a burden."She went on, "I've been getting quite forgetful. I think, `Oh my God, I hope this isn't the beginning of it.' Whenever I forget a name, I go through the alphabet — a, b, c — to see if it will get me to remember the name. I'm very worried."Encased in their fears, many elderly people sift for means to ward off Alzheimer's. In truth, no one knows how to prevent it. A surfeit of dubious "brain" and "memory" pills and techniques prey on people's anxieties. Myths and uncertainties persist. For many years, it has been debated whether aluminum could be a culprit. While many scientists today doubt this, plenty of old people shun aluminum pots and pans and won't buy deodorants containing aluminum.Some studies have suggested that consumption of things like vitamin E and ginkgo biloba, a plant extract, might help some people escape the disease, but the studies have invited further research. Certain doctors think eating fish and drinking red wine could do some good. It has long been considered wise to keep your mind and body active to enjoy a healthy old age: work crossword puzzles, socialize, read. Ms. Stevenson elects activity. She reads. She knits — a scarf, yarn dolls, a hat. She paints pictures of animals. In the pouch on her wheelchair this day was a word puzzle book.Bernard Strauss, 88, another resident of the Hebrew Home for the Aged, said he had noticed that many residents with Alzheimer's sleep much of the day away. So he eschews afternoon naps. Maybe that will shield him. He knows of no evidence it should. Still, if he finds himself nodding off, he'll flick on the television. "I put the ballgame on," he said. "I put the news on."Malka Margolies, the director of communications for the Hebrew Home, who at 42 feels much too young to worry about dementia, said the condition was on her "to-do worry list" for the future. She used to visit her aunt, Bella Gitelman, in Israel, and her aunt would confide her terror that her mind was slipping. At night, as her aunt lay in bed, she did mental exercises. She would run through all the 70-odd names in her extended family, and then try to match the children with the proper parent. She did a lot of public speaking, and would try to remember when she gave a particular speech, where she delivered it, who introduced her and what hotel she stayed in. Her aunt's fears came true. She got Alzheimer's. She is now 87. She no longer recognizes anyone.Her brother, Morris Margolies, 80, a retired rabbi who lives in Leawood, Kan., is not haunted by dementia to the same extent, but he thinks about it. He, too, follows nighttime mental routines. He began them to fight his insomnia, but also to exercise his mind. "This gives me comfort that I'm not losing it," he said. He knows a lot about baseball, and one of his favorite drills is to try to name all the left-handed pitchers who won at least 15 games in a season. He has identified as many as 130 in a single night. Stanford Smilow used to think he looked nothing like his brother, Mel. But as they have aged — Stanford is now 73, Mel is 80 — he has found it uncanny how much they look alike. He sees his brother and he sees himself.It is uncomfortable. For several years, his brother has suffered from dementia. Often, as Mr. Smilow put it, "he's totally out of it." Mel Smilow is in a nursing home. Stanford Smilow, a retired commercial photographer who lives on the Upper East Side, finds it disturbing to visit him. "I look at him and it's like I'm looking in a mirror," he said. He has his own share of memory lapses, which he hopes are normal for someone his age. "If I knew it was coming on for sure, I might not stay alive," he said. "I wouldn't want to be a drag on my wife." He has begun doing crossword puzzles. For years he drove vintage cars at club races, and he still does. He builds model cars and World War II planes. Recently, he and his wife got an Afghan puppy. The dog forces him to go out for walks three or four times a day. When he returns, he bypasses the elevator and walks up the three flights of stairs. It was 12:30. Natalie and Mel Gordon were taking their lunch at a bustling diner on the Upper East Side. They live in Flushing, Queens, married 55 years, full of vigor. Mrs. Gordon is 75 and used to be a social worker in a nursing home. Mr. Gordon is 80. Before retiring, he worked in advertising and then taught high school English."We joke about having a `senior moment,' the buzzphrase for forgetting something, but it's also serious," Mrs. Gordon said meditatively. "Because we all fear Alzheimer's or something that will affect us mentally."The Gordons have seen several friends enter a dark alcove no one would want to enter. One was an artist. They would accompany him to museums, and he would stare transfixed at a painting and be unable to summon the words to express his appraisal. He went into a long-term care facility, developed full-blown Alzheimer's. He died a year ago, everyone around him a stranger. Another friend was planning a 90th birthday party. The invitations were all ready. Then he suffered a stroke, became confused, was put into a nursing home. The party was held there. "The big concern for me is will I recognize it when it begins," Mrs. Gordon said. "If I tell a joke a second time to the same people, is that it? The fear for me is, will I not recognize it and then slip into a condition where I will not be able to deal with my family and those I love. I don't want to slip out of my life and not be able to tell them how I feel."She glanced at her husband: "My concern is will I become impatient with him if it happens to him."He said, "I worry, will I be angry."As they nibbled at their lunches, they got to talking, the patter of husbands and wives in a diner booth.Him: I think I've noticed more inability for her to find the word, to find the sentence. In the last year.Her: I'm thinking of a name of somebody, and I can remember it starts with a b.Him: It's as if your mind is thinking of something, and then it gets distracted and goes off in another directionHer: My problem with you is not finding things, losing things around the house.Him: But is that new?Her: I don't know. I used to think it was carelessness.Him: Maybe more frequently in the last few years.Her: In defense, we have quite an extensive social. . . .Him: Network.Her: Thank you. I was searching for the word, and you found it.The Gordons are active people. They volunteer. They go out a good deal. They support each other. They make lists galore. She has a special place where she stashes an extra comb for when he loses his comb. They belong to a book discussion group, and after the views on the book are offered, the members typically drift into what they teasingly call their "organ recitals," when they rattle off capsule updates on their ailments: someone talks about his kidney, someone else gives the latest on a lung. Virtually never, though, does dementia come up. It is as if it is too frightening to mention.The other day, during one of the organ recitals, the Gordons went ahead and broached the topic. Everyone chimed in. They all expressed their fears.The apprehension sometimes insinuates itself early, well before one is old.Three siblings, two sisters and a brother, all in their 40's, saw their mother, now 77, develop vascular dementia about five years ago. They didn't want to be identified, to protect their mother's privacy. Their mother spent her medical career specializing in geriatrics and dementia, and her specialty came to claim her. As the siblings have seen the metastasis of their mother, their own fears have mounted.One of the sisters, who is 47, said, "Every time I can't remember someone's name, which happens all the time, or when I forget what I'm supposed to do, I think, uh-oh, is this happening to me?"Her sister, who is 48, said: "A family joke as a child was do crossword puzzles and you won't get dementia. My mother told us that."She doesn't do puzzles. Her sister has begun to try them.<br />[Fonte: New York Times 11/11/02 - N. R. Kleinfield]<br /></p><br /><div align="center"><span style="font-size:130%;color:#993399;">Che fine ha fatto il tenente Colombo????</span></div><br /><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5296085427809844850" style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 120px; CURSOR: hand; HEIGHT: 113px; TEXT-ALIGN: center" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvt21opdxR2yCx7ms4i41xDkT9rzO1a_f1e14HjkeE588qwrAEGBEAMvNSs1Au4bkvcoJcHrcAfC3uHzTt1D3QFMjPtCQPT74sb0DguUXhjeXX_qRZplxQDpDTqb-kkszBeRv9czpdqzFR/s400/peter+falk.jpg" border="0" /><br /><br /><div align="justify"><strong>Peter Falk</strong>, l’attore che dal 1968 interpreta il ruolo del Tenente Colombo, si è ammalato di Alzheimer all’età di 81 anni.<br />La figlia dell'attore ha chiesto ad un tribunale di Los Angeles l'autorizzazione a gestire gli affari del padre ormai incapace di intendere e di volere.</div><br /><br /><div align="center"><br /><span style="font-size:130%;color:#cc33cc;">Rita Hayworth </span></div><br /><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5296085910460793362" style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 109px; CURSOR: hand; HEIGHT: 136px; TEXT-ALIGN: center" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgRxzMsYlYhKMm9Deh65fJcWQ7AS3S3ij5BLxsmejkbDS_zekoWw3F2uoBQAq7JQ5rLf0v9wlEJShglYjEeC_1uKJfZ0mwaBUPI0UyFzIOLAmf2VHlROlYrtx7O5-6L8SbrPxRodqU1mM1M/s400/klnenolf.jpg" border="0" /><br /><p align="justify"><br />E' stata un'attrice statunitense, tra le più belle e seducenti donne della storia del cinema<br /></p><div align="justify">Appena superati i sessant'anni viene colpita da una grave e implacabile malattia, l'Alzheimer. Si spegne il 15 maggio del 1987 all'Albert Einstein College and Hospital di New York. </div><br /><div align="justify">Quanto era bella questa attrice!! Era davvero strepitosa!</div><div align="justify">E che dire poi del tenente Colombo!!! Io e mio padre adoriamo sdraiarci sul divano la domenica sera a guardare le sue geniali intuizioni!!</div><br /><p align="justify">E' triste, non trovate? E' triste sapere che anche personaggi così unici, così "immortali" possano esser vittima di una malattia che con il passare del tempo, giorno dopo giorno, li riduce in vegetali! Il fatto è che, personalmente, faccio fatica ad immaginare Rita Hayworth su una carrozzina, lo sguardo perso nel vuoto, sola, triste e impotente...Certi personaggi sono così "imponenti", così fantastici che fatichi a credere che i loro volti, i loro corpi, possano esser plasmati da una malattia.</p><p align="justify">La verità è che l'Alzheimer non guarda in faccia nessuno! Che tu sia ricco, famoso...oppure un poveraccio, un bandito, un santo...non le interessa! E' lei che ti sceglie...e tu sei costretto a seguirla, non hai la forza di opporti.<br /></p><p align="justify">La domanda che più frequentemente si pongono le persone alle quali viene diagnosticata l'Alzheimer è la seguente: "cosa/come diventerò"?</p><p align="justify">Tu...tu diventerai questo....</p><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5296093846290004018" style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 113px; CURSOR: hand; HEIGHT: 150px; TEXT-ALIGN: center" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhodnk22-2mkLfSAAJO8GK2ITGzL9Hv7D6BnqtTTOwUUtipWhD2lYBJxgLZ37UBr6GQDaiOJrbDgmGKXFojN2WJWCdfdkUXVfbJ2g0F1kU2Ras4FSzcwj2rVpUOO5363IZyUKmH8KzNcsQM/s400/CASTQ95M.jpg" border="0" /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqsE3C_j1ULIn7LpkguPZuoGPc_ygM-0wcd0EHpvEnFZUvNd3zbq8fB4f3FQHfzA02IRjULk7h-6pi0hilcbBqrWJOfSW6eAd6bJlnlhM7zwPqMhqdZG6EzTCppIf6XDxKmIlsTSkp3-Kz/s1600-h/kcieno.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5296091096504080274" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 150px; CURSOR: hand; HEIGHT: 100px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqsE3C_j1ULIn7LpkguPZuoGPc_ygM-0wcd0EHpvEnFZUvNd3zbq8fB4f3FQHfzA02IRjULk7h-6pi0hilcbBqrWJOfSW6eAd6bJlnlhM7zwPqMhqdZG6EzTCppIf6XDxKmIlsTSkp3-Kz/s400/kcieno.jpg" border="0" /></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpNdVq0qvHTEzPegryxGnK-gySKb-akCbdxu_2mSg4XJJfjkotVTHljd4kdc6QdCsk0pWLkJ5jfqfz222R9hF2CwnAIIHRi3QUcTi5c1VE-GSucATM2hM8OdJIWPByb_pYtLD5C_2q62RP/s1600-h/dkjner.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5296091288238923362" style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 131px; CURSOR: hand; HEIGHT: 117px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpNdVq0qvHTEzPegryxGnK-gySKb-akCbdxu_2mSg4XJJfjkotVTHljd4kdc6QdCsk0pWLkJ5jfqfz222R9hF2CwnAIIHRi3QUcTi5c1VE-GSucATM2hM8OdJIWPByb_pYtLD5C_2q62RP/s400/dkjner.jpg" border="0" /></a><br /><p><br /></p><br /><p><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /></p>Giugiahttp://www.blogger.com/profile/09629072878889967130noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-374906411818758115.post-16386787491835772322009-01-25T12:34:00.003+01:002009-01-25T15:51:05.919+01:00<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgG0gSPEnYn8RE7isZJR0fkb8XlSRdiHogxXiuDyEeE1qdfjSdl9M2i4B8JzFlBGHZWzfaw8JqfNqoAAxBmSsDHiwvjRH38bzjZLSqmu3eSfOmGWyG9yyxn8Vq5lDwvnHMhbWKpg55-EYaP/s1600-h/chjek.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5295243202524052338" style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 141px; CURSOR: hand; HEIGHT: 100px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgG0gSPEnYn8RE7isZJR0fkb8XlSRdiHogxXiuDyEeE1qdfjSdl9M2i4B8JzFlBGHZWzfaw8JqfNqoAAxBmSsDHiwvjRH38bzjZLSqmu3eSfOmGWyG9yyxn8Vq5lDwvnHMhbWKpg55-EYaP/s400/chjek.jpg" border="0" /></a><br /><span style="font-family:verdana;font-size:130%;color:#ff9900;">"Undicesimo comandamento"....: NON OFFENDERE MAI LA DIGNITA' DI CHI L'HA PERDUTA!</span><br /><br /><div align="justify">Copio e incollo dal sito del quotidiano "l'Arena" un articolo apparso domenica 30 novembre 2008.</div><div align="justify">«FANNULLONA? BRUNETTA SI METTA AL MIO POSTO». </div><br /><div align="justify">Una dipendente pubblica di Parona che accudisce la madre malata di Alzheimer si rivolge al ministro. La lotta di Katherine per estendere il diritto al maxicongedo ai figli di genitori gravemente disabili.</div><div align="justify">Ha i capelli bianchi e gli occhi azzurri, di un azzurro intenso e quando guarda la persona sembra che vada oltre le apparenze, che veda molto di più. È Monica Lennon, bellissima settantenne. Un tempo insegnava inglese, la sua lingua madre. Ha due figlie che le assomigliano. Katherine è quella che si prende cura di lei. E che studia la sua malattia. La signora Monica, che vive a Parona, infatti è affetta da Alzheimer, e il suo è ormai uno stadio avanzato. Ha dimenticato l'italiano e capisce solo la sua lingua madre. Fatica nei movimenti e si muove su una sedie a rotelle. Secondo i medici potrebbe ancora vivere dai due ai sette anni, ma per Katherine, saranno sicuramente molti di più. È l'amore che glielo fa dire, per questa madre straordinaria che è riuscita a trasmetterle il valore vero della dignità. O meglio: <strong>non offendere mai la dignità di chi</strong> <strong>l'ha perduta</strong>. “Le persone più vicine non dovrebbero mai essere esposte alla sofferenza fisica di chi le ama”,diceva Monica alle figlie quando stava bene. L'Alzheimer è una malattia subdola, che devasta la mente, si appropria dei ricordi, deforma le immagini, fa dimenticare chi si è. O forse quest'ultima parte se la tiene tutta per sé. Perché è così che sembra guardando negli occhi la signora Monica, mentre fissa il giornale e tenta in tutti i modi, seduta sulla carrozzella, di prenderlo. Lei amava leggere, leggeva tantissimo. Ora non può più. Ha le mani fredde, ma riesce a stringere quelle degli altri e a trasmettere ugualamente calore e simpatia. «In che dimensione sei mamma?», le chiede spesso Katherine. Lo dice perché ogni tanto la paura di perdere quella donna con i capelli bianchi, la pelle lucida e bella, l'avvolge. C'è anche la disperazione di quando in quando, è perché teme di non farcela più a sostenere la conduzione famigliare assicurata da due badanti che si alternano, il montascale (costato la bellezza di 20 mila euro) che di tanto in tanto si blocca, obbligando Monica a rimanere sulla terrazza di casa. Poi ci sono le terapie, il gruppo di incontro, le vacanze che non sono tali. Non per Katherine almeno. E le notti, dove si dorme con un occhio sempre aperto, l'orecchio attento, pronti a scattare in piedi. Ma ciò che più fa arrabbiare Katherine, dipendente pubblica, è sentirsi additata come una “fannullona” dal ministro Brunetta. Lei è tra i tanti che assistono un disabile che aveva visto nel maxicongedo, previsto dall'articolo 42 del decreto legislativo 151 del 2001, una via d'uscita, un modo per tirare il fiato e non perdere il lavoro. Tuttavia non ha potuto mai usufruirne.Aveva persino scritto al presidente della Repubblica raccontando la drammaticità della sua vita di impiegata pubblica, della sua lotta quotidiana per conciliare lavoro ed esigenze famigliari. L'ufficio per gli affari giuridici e le relazioni costituzionali le aveva risposto di avere trasmesso la sua missiva al ministero della solidarietà sociale. Ora, con l'associazione Alzheimer Italia Katherine sta portando avanti una petizione per chiedere di estendere il diritto di accesso al maxicongedo anche a figli o famigliari che si occupano di genitori o parenti gravemente disabili. Ma l'idea lanciata dal ministro Brunetta di un numero verde per raccogliere gli “umori” dei famigliari che seguono un disabile l'ha fatta arrabbiare. Al punto da lanciare un appello-invito, anche attraverso quotidiani a tiratura nazionale, al ministro. «Giusto perché si renda conto di quel che dice», esclama, «perché se viene qui gli lascio mia madre un intero giorno. Lui non sa che di fronte a queste realtà le famiglie si spaccano. Non tutti sono in grado di relazionarsi con chi è malato di Alzheimer». Ma Katherine non si aspetta né aiuto, né comprensione: osserva la malattia della madre e studia i migliori sistemi per darle forza, coraggio, conforto. Anche quando le era stata negata dall'Ulss 20 la fisioterapia con la motivazione che Monica è troppo grave, non si è persa d'animo. E la vita l'ha ripagata: una delle due badanti ha un bambino che è entrato per caso nella vita di Monica. È bastato un attimo per capire che sarebbe stato lui la sua fisioterapia. Katherine ha messo in sicurezza ancora di più l'appartamento, altri accorgimenti per Monica, e il resto l'ha fatto questa piccola vita, stimolando quella parte del cervello in cui risiede l'istinto materno. Il bimbo e Monica comunicano, a modo loro lo fanno. L'anziana signora lo protegge con lo sguardo, gli sorride, lo accarezza, lo chiama, a modo suo lo fa. Monica, così, è tornata a vivere pur rimanendo in un mondo tutto suo. «Sto preparando delle musiche, per quando non sarà più in grado di comunicare», racconta Katherine. Il suono viene prima della parola, vorrà dire pur qualcosa». Sì, che chi ti ama davvero non ti lascia mai. (Anna Zegarellli)</div><br /><div align="justify">Ho voluto proporvi questo articolo perchè lo trovo sensazionale! </div><div align="justify">Occuparsi dei malati di Alzheimer è davvero DIFFICILE, impegnativo, faticoso...e farlo da soli, senza ricevere alcun aiuto dallo stato o da altri enti, non è semplice!</div><div align="justify">Davvero GRANDE questa donna che come tante altre persone lotta ogni giorno per onorare la sua creatura, sua madre! E' vero che un malato di Alzheimer ti porta a far sacrifici impensabili...ma l'amore è qualcosa di indescrivibile, qualcosa che ti spinge a dare il massimo di te, qualcosa che ti permette di andare avanti anche quando ti senti triste, senza speranza.</div><br /><div align="justify"><em>L'Alzheimer ruberà pure i ricordi ai nostri cari...ma la loro DIGNITA' di uomini e donne...quella non la può rubare nessuno!! </em></div>Giugiahttp://www.blogger.com/profile/09629072878889967130noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-374906411818758115.post-62382309347975903822009-01-22T16:21:00.005+01:002009-05-28T10:40:52.137+02:00<div align="center"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYbjv9J92XxVa2CeecRuG5IgfHKxzejDKDiR9M16mgcmkCLUIVDn1h5_fAnUNE-K__QMAQDUCNgdZl9IATB3E1WPT87YPXRrq32teWktMoFVy5UVQCv4lWVLvLwTlY-iN5QMGrxWpd0xxS/s1600-h/candela.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5294160456125455538" style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 98px; CURSOR: hand; HEIGHT: 147px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYbjv9J92XxVa2CeecRuG5IgfHKxzejDKDiR9M16mgcmkCLUIVDn1h5_fAnUNE-K__QMAQDUCNgdZl9IATB3E1WPT87YPXRrq32teWktMoFVy5UVQCv4lWVLvLwTlY-iN5QMGrxWpd0xxS/s400/candela.jpg" border="0" /></a><br /><span style="color:#cc66cc;"><strong><span style="font-family:Trebuchet MS;font-size:180%;">IO SPERO...</span></strong><br /></div></span><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Ciao a tutti!</span><br /><span style="font-family:trebuchet ms;">Oggi vorrei proporvi un articolo tratto dalla rivista "Panorama" datato 21 settembre 2007.</span><br /><span style="font-family:trebuchet ms;">E' un articolo "vecchiotto", lo so...peccato però che il contenuto sia ancora MOLTO attuale!</span><br /><span style="font-family:trebuchet ms;">Vi ho già detto precedentemente che da un paio d'anni cerco di tenermi informata in merito alla malattia che ha colpito mio nonno...questo articolo l'ho conservato per molto tempo per la sua semplicità e allo stesso tempo per la sua obiettività.</span><br /><span style="font-family:trebuchet ms;">Ve lo riporto qui di seguito...</span></div><div align="justify"><strong><span style="font-family:trebuchet ms;"></span></strong></div><div align="justify"><strong><span style="font-family:trebuchet ms;">Dalla rivista Panorama Venerdì 21 Settembre 2007 Alzheimer, maneggiare con curadi Daniela Ovadia (ha collaborato Claudia Boselli).</span></strong></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Provate a immaginare che cosa significhi, per un anziano con l’Alzheimer, arrivare in un Pronto soccorso: un ambiente ansiogeno, affollato, pieno di rumore, dove nulla è familiare. Separato dalla persona che lo accompagna (perché queste sono le regole) deve seguire volti estranei e sottoporsi a una serie di esami che non capisce e lo impauriscono. Drammatico per lui, ma difficile anche per chi deve intervenire e curarlo.“Una caduta, una febbre alta o un semplice mal di denti possono richiedere il ricorso al Pronto soccorso. Dove non esistono percorsi di cura agevolati per le persone con demenza, particolarmente fragili e vulnerabili” dice Patrizia Spadin, presidente di Aima, l’Associazione italiana malattia di Alzheimer. “Se la patologia è avanzata, l’anziano non è in grado di spiegare cosa gli sta succedendo e cosa sente” aggiunge Gabriella Bottini, direttore del Centro di neuropsicologia clinica dell’ospedale Niguarda di Milano. “Magari è accompagnato solo da una badante, il più delle volte straniera, che ha difficoltà a fornire al medico un’anamnesi corretta. Conclusione: viene curato senza tenere nel dovuto conto la sua malattia di base”.Per ovviare a ciò è nato a Milano il Gruppo Alzheimer in Pronto soccorso (Gaps), che raggruppa medici, familiari, neurologi e neuropsicologi. Tra le sue prime iniziative, un convegno a Milano il 22 settembre. Obiettivo, mettere a punto un protocollo di accoglienza per questi malati nei reparti di emergenza. Dove un’altra delle difficoltà segnalate è la cosiddetta “zona grigia”: pazienti che appaiono confusi, ma non hanno una diagnosi certa e per i quali bisogna elaborare un esame diagnostico rapido ed efficace, che orienti il medico.“Vi sono test che potrebbero essere usati anche da volontari nella fase di accoglienza, persino in presidi piccoli e con poco personale” sostiene Bottini. “Lo scopo del Gaps è anche verificare se i risultati così ottenuti sono attendibili”. Ma una buona diagnosi non basta, come afferma Roberto Sterzi, direttore dell’Unità complessa di neurologia dell’Ospedale Niguarda: “Vorremmo ottenere cambiamenti pratici: una stanza dove far attendere il malato di Alzheimer, come già si fa per i bambini; una corsia preferenziale per ridurre i tempi di permanenza; un tutor che guidi il malato e il suo accompagnatore durante gli accertamenti e l’eventuale ricovero; creando un contatto tra l’ospedale e il medico di famiglia per il ritorno a casa”. Ed è proprio la casa il luogo giusto dove curare il malato di Alzheimer: a dirlo non sono gli amministratori pubblici desiderosi di risparmiare sulla costruzione di residenze protette, ma gli stessi familiari che, in oltre l’80 per cento dei casi, sostengono di non voler delegare ad altri la cura del loro congiunto. Il dato, per certi versi sorprendente, è frutto di un’altra indagine condotta dall’Aima e dal Censis: La vita riposta: i costi sociali ed economici della malattia di Alzheimer (Franco Angeli) in uscita per la Giornata internazionale per l’Alzheimer, il 21 settembre.“Se invece si chiede alla gente che passa per strada cosa bisognerebbe fare per assistere questi malati, nella grande maggioranza dei casi si ottiene, come risposta, ‘costruire nuovi ricoveri’” afferma Concetta Maria Vaccaro del gruppo Censis. “È evidente lo scollamento tra le esigenza reali delle famiglie e i bisogni percepiti dalla società. E questo produce interventi inappropriati”.Ciò di cui hanno davvero bisogno le famiglie è altro: maggiori contributi per l’assistenza; più centri di accoglienza diurna; più assistenza a domicilio qualificata e strutture ospedaliere accoglienti per le crisi acute. “Nel 1999 avevamo fatto un’indagine simile” dice Vaccaro. “Il fenomeno delle badanti era ancora agli inizi, e marginale: ora risulta che la metà degli intervistati ha in casa una figura di questo tipo”. Un dato fortemente sottostimato, perché spesso la badante non è in regola e quindi i familiari ne nascondono la presenza. “Anche se gli stipendi percepiti non sono elevati, già oggi pesano in modo eccessivo sui bilanci di molti nuclei familiari” continua Vaccaro.Infine l’assistenza fornita da queste persone, per quanto preziosa, non è qualificata. “Secondo le nostre stime, è un modello che non potrà reggere ancora a lungo, anche perché cominciano a scarseggiare le badanti disponibili. Il problema è che nessuno sta preparando un nuovo modello assistenziale, benché, con l’invecchiamento della popolazione, i malati di Alzheimer siano destinati ad aumentare”.Manca in Italia un censimento, regione per regione, delle strutture che si occupano di questi malati, vuoi per la diagnosi che per il sostegno ai familiari. Un progetto pilota della Federazione Alzheimer ha fotografato per ora la Lombardia: un bilancio per certi versi positivo per quanto riguarda la diagnosi (73 le Unità valutative); ma ancora carente per altri versi: “Non sono sufficienti, per esempio, i centri diurni, e non basta l’assistenza a domicilio, per ora offerta solo agli indigenti” commenta Gabriella Salvini Porro della Federazione (che metterà online l’elenco completo dei centri lombardi). Chissà che l’iniziativa non sia seguita dalle altre regioni italiane.</span></div><br /><div align="justify"><span style="font-family:Trebuchet MS;">Dovete sapere che l'evoluzione della malattia può essere suddivisa, con molta approssimazione, in tre fasi. La prima è caratterizzata da una leggera perdita della memoria e da una progressiva incapacità di imparare nuovi concetti e nuove tecniche, nonché da difficoltà a esprimersi e a comprendere. Nel malato si notano modificazioni del carattere e della personalità, difficoltà nei rapporti con il mondo esterno, diminuzione delle capacità percettive visuo-spaziali.</span></div><br /><div align="justify"><span style="font-family:Trebuchet MS;">La fase successiva è essenzialmente caratterizzata da un peggioramento progressivo delle difficoltà già presenti: mancanza di memoria autobiografica e quella relativa alle attività manuali più comuni (portare il cucchiaio alla bocca, vestirsi...). </span><span style="font-family:trebuchet ms;">I disturbi del linguaggio accompagnano quelli della memoria e il malato perde anche la capacità di comprendere le parole e le frasi, di leggere e di scrivere. Il peggioramento delle capacità visuo-spaziali porta il malato a perdersi sui percorsi conosciuti, a non impararne di nuovi, a non orientarsi nemmeno tra le mura di casa; la capacità di riconoscere le facce e i luoghi viene progressivamente perduta</span>.</div><br /><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">La cosiddetta terza fase è caratterizzata da una completa dipendenza dagli altri. Le funzioni intellettive sono gravemente compromesse; compaiono difficoltà nel camminare, rigidità degli arti, incontinenza urinaria e fecale; possono verificarsi crisi epilettiche; le espressioni verbali sono ridotte a ripetizioni di parole dette da altri, o ripetizione continua di suoni o gemiti, o addirittura mutismo. Possono manifestarsi comportamenti "infantili", come portare ogni cosa alla bocca o afferrare qualunque oggetto sia a portata di mano. Spesso il malato si riduce all'immobilità, e la continua costrizione al letto può fare insorgere piaghe da decubito, infezioni respiratorie, urinarie, sistemiche, oltre che contratture muscolari.</span></div><br /><div align="justify"><span style="font-family:Trebuchet MS;">Mio nonno sta vivendo il terzo ed ultimo stadio della malattia. </span></div><div align="justify"><span style="font-family:Trebuchet MS;">L'incontinenza è parte della sua quotidianità oramai da molti anni, mentre recentemente è emersa anche un'altra caratteristica descritta precedentemente: la ripetizione di suoni e gemiti, seguita da fasi di mutismo totale.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Trebuchet MS;">E' da circa due settimane che mio nonno canta tutto il giorno. Dal momento in cui si sveglia a quello in cui finalmente si addormenta, non cessa di cantare. Naturalmente, non è più in grado di riproporre canzoni intere...prende le parole da canzoni diverse, le unisce attraverso suoni, termini incomprensibili o mugolii...La cosa triste è che mio nonno, da sano, amava cantare...ed era molto bravo! Per lui cantare era una forma per rilassarsi, dopo una giornata di duro lavoro. Ora, quella che una volta era una passione, si è trasformata in una condanna.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Trebuchet MS;">Non canta perchè è felice...canta perchè non riesce a smettere di farlo. A fine serata è sfinito, così come le persone che gli sono rimaste accanto nel corso della giornata.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Trebuchet MS;">L'Alzheimer è così...c'è chi canta, chi urla in continuazione, chi bestemmia e dopo due secondi prega, chi emette gemiti, chi versi...E spesso accade che questi comportamenti siano seguiti, da un giorno all'altro, da mutismo assoluto. </span></div><div align="justify"><span style="font-family:Trebuchet MS;">Presso l'istituto in cui attualmente risiede mio nonno, ad esempio, G., un paziente, un uomo di ben 89 anni, trascorre le giornate fischiando. G. fischia sempre, non smette mai. Un giorno, improvvisamente, ha smesso di fischiare. Vivendo con i malati di Alzheimer, si impara a capire le loro condizioni di salute anche da questi piccoli segni; non è affatto semplice, come appunto è detto nell'articolo, capire se e dove il malato sente dolore. Gli operatori, con il tempo, hanno capito che se G. smette di fischiare, significa che non sta bene.</span></div><br /><div align="justify"><span style="font-family:Trebuchet MS;">La cosa più bella amici, è recarsi all'ospedale con un malato di Alzheimer!</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Trebuchet MS;">Tu, familiare, accompagni il tuo caro all'ospedale, perchè senti che c'è qualcosa che non va; a volte, la cosa è evidente, ad esempio una febbre alta, altre volte invece può trattarsi di piccole crisi, frequenti nei malati di Alzheimer, specie se in fase terminale (mio nonno ad esempio chiude gli occhi per minuti se non addirittura per ore e cade in "trans", non ti sente, non risponde ad alcuno stimolo). E qui inizia il bello...Il malato di Alzheimer non può assolutamente attendere ore ed ore su una sedia affinchè qualcuno si occupi di lui!</span></div><br /><div align="justify"><span style="font-family:Trebuchet MS;">Nel post precedente, vi ho riportato la mia esperienza all'ospedale.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Trebuchet MS;">Era la prima volta che mio nonno manifestava una crisi vera e propria (adesso non ci preoccupiamo più, purtroppo è diventata norma), così io e la mia famiglia ci siamo preoccupati e ci siamo diretti all'ospedale per consultarci con un dottore.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Trebuchet MS;">La crisi è durata per circa un'ora e quando mio nonno ha riaperto gli occhi, ignaro di quanto gli fosse accaduto, ha iniziato a cantare, a parlare a voce alta, ad affermare di volersene andare a casa (il fatto di trovarsi in una sala d'attesa, piena di persone, può esser molto disorientante, fastidioso per un malato di Alzheimer). Ebbene a questo punto, dopo infinite ore di attesa, un dottore si permette di urlagli di piantarla con questo baccano...anzi, veramente lo ha urlato a me, visto che ero lì con lui.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Trebuchet MS;">Ora, io non sono medico e da persona ignorante in tale ambito, quale sono, mi chiedo: com'è possibile che, nel 2009, non si sia ancora creata una corsia preferenziale per i malati di Alzheimer? Cioè...si tratta della malattia del presente e soprattutto del futuro...è provato che le persone affette d'Alzheimer aumenteranno nei prossimi anni...ma cosa stiamo aspettando??</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Trebuchet MS;">Come dovevo comportarmi in quel caso? Dovevo rimproverare un uomo di 87 anni, affetto dalla più brutta patologia esistente, perchè dopo ore ed ore d'attesa si lamentava ad alta voce? No, non penso...il dottore doveva esser rimproverato, visto che era stato informato precedentemente che l'uomo in sala d'attesa era affetto da Alzheimer!!</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Trebuchet MS;">La verità è che è una vergonga! Queste persone necessitano di assistenza 24 ore su 24 e deve essere garantito loro un aiuto immediato qualora ne abbiano bisogno! </span></div><div align="justify"><span style="font-family:Trebuchet MS;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:Trebuchet MS;">Concludo il mio commento raccontandovi un altro episodio accaduto di rencente. Mio nonno è affetto da questa sindrome da più di 10 anni. Scoperta la sua malattia, avevamo deciso che mai e poi mai lo avremmo portato in un istituto! Lui che amava la campagna, il suo orto, la sua casa...Ci siamo occupati di lui per molto, molto tempo, sacrificando tempo e denaro perchè è parte di noi e in quanto tale, lo amiamo di un amore immenso. Purtroppo, l'anno scorso, a causa di gravi problemi di salute da parte di alcuni miei familiari, siamo stati costretti ad "affidare" mio nonno ad una struttura che potesse assisterlo 24 ore su 24, dato che noi non eravamo più in grado di garantirgli un sostegno adeguato. </span></div><div align="justify"><span style="font-family:Trebuchet MS;">Non è stato semplice...anzi, è stato straziante, ve lo assicuro! Ancora oggi non è facile...Anche se andiamo da lui ogni giorno, non è più come prima e il senso di colpa per averlo in un certo senso, "abbandonato", permane e credo non se ne andrà mai. Purtroppo non avevamo alternative; lui era sempre più violento, sempre meno autonomo...</span></div><br /><div align="justify"><span style="font-family:Trebuchet MS;">Recentemente, alcuni parenti alla lontana e alcuni vicini di casa si sono permessi di affermare che la scelta della mia famiglia, la scelta di trasferire mio nonno in un istituto, è stata una scelta di comodo...un modo per sbarazzarci del povero anziano.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Trebuchet MS;">Non posso scrivere qui quello che vorrei far sapere a queste persone...è meglio che non vi renda partecipi di ciò...Vorrei solamente dire a tutti coloro che giudicano senza sapere, che prima di parlare, prima di sputare sentenze, è necessario vivere sulla pelle certe esperienze! E' troppo, troppo facile sostenere che in determinate situazioni, ci si comporterebbe sicuramente in un modo piuttosto che in un altro...Provare per credere!</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Trebuchet MS;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:Trebuchet MS;">Giudicare le scelte delle persone, specie se così personali e così delicate, "dal di fuori", è sbagliato. Purtroppo, le persone a volte, si trovano a vivere situazioni in cui non hanno vie d'uscita...e non possono contare su un'ampia gamma di possibilità/soluzioni.</span></div><div align="justify"></div><div align="justify"><span style="font-family:Trebuchet MS;">La mia famiglia ed io amiamo mio nonno...mia madre ha sacrificato TANTO per lui, ha lavorato molto per lui, si è battuta molto affinchè fosse rispettata la dignità di suo padre e di tutti i malati di Alzheimer, spesso derisi dalla gente senza cuore. Ma certe volte ciò non basta, da soli non si riesce ad andare avanti e perciò ci si deve appoggiare su qualcuno, su qualcosa (nel nostro caso una struttura)...</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Trebuchet MS;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:Trebuchet MS;">L'Alzheimer è una dolore, è fatica, è pazienza, è frustrazione...ma è REALTA'.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Trebuchet MS;">Mi auguro che in un futuro, non troppo lontanto, chi di dovere, assista le famiglie che sono costrette a vivere queste difficili realtà. Mi auguro che presto, i malati di Alzheimer non siano costretti ad attendere ore ed ore il proprio turno su una sedia d'ospedale, doloranti ed inermi...</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Trebuchet MS;">Purtroppo ancora oggi, la malattia di Alzhimer non ha la giusta considerazione che merita e i porgressi nelle varie forme di assistenza al malato sono ancora insufficienti...ma sperare non costa nulla e aiuta ad andare avanti anche in questi momenti così difficili.</span></div>Giugiahttp://www.blogger.com/profile/09629072878889967130noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-374906411818758115.post-30193504165556345622009-01-16T20:13:00.023+01:002009-05-28T10:44:08.501+02:00<span style="font-size:130%;color:#3333ff;"><strong><em>Spalle al muro</em></strong></span><br /><span style="font-family:trebuchet ms;">Quando gli anni son fucili contro,</span> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjm46huLtYmUZkswlRQ6lQzU4Yuf0Pj63M6vQi4jqZVFgr7veu1AV1gJsi6aUcthMtOynJ5zatoAxKX3rKijtBm1whSzq6Yx8x220CE941L1BeTqLXV3ltUOPed_owGvJJ9JIp4I39Sf3oI/s1600-h/tvc.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5292712105212440802" style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 232px; CURSOR: hand; HEIGHT: 138px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjm46huLtYmUZkswlRQ6lQzU4Yuf0Pj63M6vQi4jqZVFgr7veu1AV1gJsi6aUcthMtOynJ5zatoAxKX3rKijtBm1whSzq6Yx8x220CE941L1BeTqLXV3ltUOPed_owGvJJ9JIp4I39Sf3oI/s400/tvc.jpg" border="0" /></a><br /><span style="font-family:trebuchet ms;">qualche piega sulla pelle tua,</span><br /><span style="font-family:trebuchet ms;">i pensieri tolgono il posto alle parole,</span><br /><span style="font-family:trebuchet ms;">sguardi bassi alla paura,</span><br /><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">di ritrovarsi soli...</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">E la curva dei tuoi giorni</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">scendi piano dai ricordi in giù,</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">lasceranno che i tuoi passi sembrino più lenti,</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">disperatamente al margine di tutte le correnti....</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">Vecchio diranno che sei vecchio,</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">con tutta quella forza che c'é in te,</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">vecchio,</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">quando non é finita,</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">hai ancora tanta vita </span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">e l'anima la grida </span></div><span style="font-family:trebuchet ms;">e tu lo sai che c'é,</span><br /><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">ma sei vecchio </span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">ti chiameranno vecchio,</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">e tutta la tua rabbia viene su,</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">vecchio sì,</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">con quello che hai da dire,</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">ma vali quattro lire </span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">dovresti già morire,</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">tempo non ce n'é piu'</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">E ogni male fa più male,</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">tu risparmia il fiato,<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglz8JA33uYMlnbZlpojV9X1MZfxmlSpur973UcSKeWPaLmIqVhZ0SImWLxnSAA8Iu-wjtx7Cb8NX26E6ZFSSwqdDqtkhcNk0uIHWDVzYRKC6BquYDI-PKNlvIB88F1oqAvXRIVd1TdUUSv/s1600-h/cmemrk.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5292720963522513586" style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 143px; CURSOR: hand; HEIGHT: 198px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglz8JA33uYMlnbZlpojV9X1MZfxmlSpur973UcSKeWPaLmIqVhZ0SImWLxnSAA8Iu-wjtx7Cb8NX26E6ZFSSwqdDqtkhcNk0uIHWDVzYRKC6BquYDI-PKNlvIB88F1oqAvXRIVd1TdUUSv/s400/cmemrk.jpg" border="0" /></a></span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">prendi presto tutto quel che hai,</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">e faranno in modo che il tuo viso sembri stanco,</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">inesorabilmente più appannato,</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">per ogni pelo bianco.....</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">Vecchio, vecchio......</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">vecchio,</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">mentre ti scoppia il cuore,</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">non devi far rumore,</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">anche se hai tanto amore da dare a chi vuoi tu....</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">Ma sei vecchio t'insulteranno vecchio,</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">e tutta la tua rabbia viene su,</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">vecchio sì,</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">e sei tagliato fuori,</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">tu e le tue convinzioni,</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">le nuove son migliori,</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">le tue non vanno più.....</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">ragione non hai tu....</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">vecchio sì,</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">col tempo che faresti,</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">adesso che potresti,</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">non cedi perché esisti,</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">perché respiri tu</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">perché respiri tu......</span></div><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">perché respiri tu......</span></div><span style="font-family:Trebuchet MS;"></span><br /><br /><div align="justify"><span style="font-family:Trebuchet MS;">Ancora una volta, vi ho proposto una canzone di Renato Zero...</span><br /><span style="font-family:Trebuchet MS;">Stasera mi sono ritrovata a riflettere inaspettatamente, sulle difficoltà quotidiane che vivono gli anziani e su quanto penosa, a volte, sia la loro vita.</span><br /><span style="font-family:Trebuchet MS;"></span><br /><span style="font-family:Trebuchet MS;">Stasera, vorrei dedicare questa canzone a quanti, in questi difficili anni di sofferenza, dall'alto della loro cultura e saggezza, hanno scherzato pesantemente sulla malattia di mio nonno...</span><br /><span style="font-family:Trebuchet MS;">La dedico ai passanti ed ai parenti che troppo spesso lo hanno deriso; a quel medico presente il giorno in cui mio nonno ebbe una brutta crisi e che se ne uscì con quella frase infelice: "Ma non può farlo stare zitto?". </span><br /><span style="font-family:Trebuchet MS;"></span><br /><span style="font-family:Trebuchet MS;">Ci sono giorni in cui, di fronte ai comportamenti di certi giovani ed adulti, mi chiedo quanto siano diffuse e radicate l'ignoranza e la cattiveria umana...</span><br /><span style="font-family:Trebuchet MS;">E' facile deridere un anziano, specie se inerme, afflitto da una qualche grave malattia...basta così poco...</span><br /><span style="font-family:Trebuchet MS;">Mio nonno ad esempio, dopo alcuni secondi dimentica le offese...la sua memoria è così deteriorata che non può serbare rancore, perchè non è più in grado di ricordare i torti subiti!</span><br /><span style="font-family:Trebuchet MS;">E' incredibile la lezione di vita che ancora una volta, nonostante la sua grave malattia, riesce a darmi! Di fronte a certi atteggiamenti, a certe risatine nei suoi confronti, mi sale una rabbia indescrivibile e sento il bisogno di scaricarla contro la persona che si permette di attaccare la mia creatura! Ma poi osservo mio nonno, il quale ha già scordato l'accaduto e mi chiede di porgergli la mano e di cantare qualcosa con lui...</span><br /><span style="font-family:Trebuchet MS;">Allora sorrido anche io, porgo la mano a mio nonno e nel frattempo rivolgo lo sguardo al soggetto che si è permesso di beffeggiare il povero anziano...Con molta calma ed educazione gli auguro, un giorno, di non doversi mai pentire di quanto detto e gli suggerisco di pregare il buon Dio, affinchè gli risparmi una simile sofferenza...Perchè un giorno non molto lontano potrebbe essere lui l'uomo costretto su una carrozzina, incapace di ricordare il nome dei propri cari, di portare il cucchiaio alla bocca, di cantare una canzone...E quel giorno dovrà affidarsi alle cure di altre persone...e io credo che, quel giorno, rivolgerà gli occhi al cielo e dal profondo del suo cuore pregherà la pietà celeste di porgli accanto persone un po' più umane di quanto non sia stato lui...</span><br /><span style="font-family:Trebuchet MS;"></span><br /><span style="font-family:Trebuchet MS;">Questa sera, navigando in Internet, ho scoperto delle stupende poesie scritte da bambini della scuola elementare. Erano davvero TUTTE bellissime...Io ne riporterò solamente alcune, quelle che mi hanno colpita maggiormente.</span><br /><span style="font-family:Trebuchet MS;">Spero piacciano anche a voi...</span> </div><div align="justify"><br /><span style="font-family:Trebuchet MS;"></span><br /><em><span style="font-size:130%;"><span style="font-family:trebuchet ms;"><span style="font-family:lucida grande;color:#993399;">In cerca d’amore</span> </span></span><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhikBLIPhMrT9RpRMEZVeAhBHLrDeahdzFsI8KKc-3_-LpZoLmZxG1Nqe9kAKl7V1bcbN4QXxo_Ta93wPWQlPsPNdawAAUrHnTsd17GTyy800_mTnqiBW0WIBkv6J9T77zz6hO3OYyR0bOf/s1600-h/tttt.jpg"><span style="font-size:130%;"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5293798262177737858" style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 183px; CURSOR: hand; HEIGHT: 141px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhikBLIPhMrT9RpRMEZVeAhBHLrDeahdzFsI8KKc-3_-LpZoLmZxG1Nqe9kAKl7V1bcbN4QXxo_Ta93wPWQlPsPNdawAAUrHnTsd17GTyy800_mTnqiBW0WIBkv6J9T77zz6hO3OYyR0bOf/s400/tttt.jpg" border="0" /></span></a><span style="font-size:130%;"><br /></span></em><span style="font-family:times new roman;">Guarda quel vecchio,</span></div><div align="justify"><span style="font-family:times new roman;">non ha più nessuno.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:times new roman;">Ed è triste e solo.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:times new roman;">Donagli un sorriso, una mano e</span></div><div align="justify"><span style="font-family:times new roman;">un caldo benvenuto</span></div><div align="justify"><span style="font-family:times new roman;">E lui ti darà tanta felicità.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:times new roman;">Se guardiamo nel suo cuore,</span></div><div align="justify"><span style="font-family:times new roman;">troviamo tanto e tanto amore.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:times new roman;">A lui non importa noi chi siamo,</span></div><div align="justify"><span style="font-family:times new roman;">ma gli importa solo che lo amiamo.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:times new roman;">M. Assunta De G.</span></div><div align="center"><br /></div><div align="center"><br /></div><div align="center"><br /></div><div align="left"><span style="font-family:lucida grande;font-size:130%;color:#cc66cc;"><em>L'anziano</em></span></div><div align="left">Non ti lascerò mai solo.<br />Sono il bastone della tua vita,<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjf-bddeVbcba7564orDpOKotiak2DgkCfJl6mUKUE1KwQijMAH9JRBLLDyU0QaqUxxedgxW8AnHIho7H5NsWfnXveSx4d4_BhnnpKZC_Ry3g0n7cuasOpc7SGmB7faE2aYzy2MUyK87gMx/s1600-h/nonon.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5292714265406035826" style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 194px; CURSOR: hand; HEIGHT: 174px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjf-bddeVbcba7564orDpOKotiak2DgkCfJl6mUKUE1KwQijMAH9JRBLLDyU0QaqUxxedgxW8AnHIho7H5NsWfnXveSx4d4_BhnnpKZC_Ry3g0n7cuasOpc7SGmB7faE2aYzy2MUyK87gMx/s400/nonon.jpg" border="0" /></a><br />L'aspetto fisico non conta, </div><div align="left">Conta il tuo amore,<br /></div><div align="left">La tua pazienza,<br />La tua esperienza.<br />Non sei mai stanco di parlarmi,<br />Di raccontarmi,<br />Sono orgoglioso della tua vita,<br />Di quello che eri,<br />E di quello che sei.<br />Laura G.<br /><br /><br /><br /></div><div align="right"><span style="font-family:lucida grande;"><em><span style="color:#993399;"><span style="font-size:130%;">L’indifferenza<strong> </strong></span></span></em></span><em><span style="font-size:130%;color:#993399;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsGtQxSHcT-r5vofBa_LFLfCNDiSVTMCHKpLLtU1mWm7DGWEwZzisuUeyG0csHyh8tsHHjiAIQs0ke_8nlFJHjzUjrFuQtuOH9nQz-Ws07h852XuQrDL2UPgIcnbIVvao0YubLfoMqh6Dv/s1600-h/occch.jpg"><strong><span style="font-family:lucida grande;"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5292715856637089570" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 219px; CURSOR: hand; HEIGHT: 151px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsGtQxSHcT-r5vofBa_LFLfCNDiSVTMCHKpLLtU1mWm7DGWEwZzisuUeyG0csHyh8tsHHjiAIQs0ke_8nlFJHjzUjrFuQtuOH9nQz-Ws07h852XuQrDL2UPgIcnbIVvao0YubLfoMqh6Dv/s400/occch.jpg" border="0" /></span></strong></a><strong><span style="font-family:trebuchet ms;"><br /></strong></span></em></span><span style="font-family:georgia;">Non tutti gli anziani sono allegri e fortunati,</span></div><div align="right"><span style="font-family:georgia;">Spesso sono solo tristi e abbandonati.</span></div><div align="right"><span style="font-family:georgia;">Quando vedo un nonno bianco,</span></div><div align="right"><span style="font-family:georgia;">Con le rughe sopra il viso,</span></div><div align="right"><span style="font-family:georgia;">Mi vien voglia di abbracciarlo</span></div><div align="right"><span style="font-family:georgia;">E dongargli un bel sorriso.</span></div><div align="right"><span style="font-family:georgia;">Lui gioca e scherza con i nipotini: </span></div><div align="right"><span style="font-family:georgia;">Quanto sono fortunati quei bambini!</span></div><div align="right"><span style="font-family:georgia;">Quando vedo un vecchio solo,</span></div><div align="right"><span style="font-family:georgia;">Con lo sguardo triste e stanco,</span></div><div align="right"><span style="font-family:georgia;">Capisco che ha lavorato tanto.</span></div><div align="right"><span style="font-family:georgia;">Se guardo nei suoi occhi</span></div><div align="right"><span style="font-family:georgia;">Pieni di sofferenza,</span></div><div align="right"><span style="font-family:georgia;">Penso a quanto è brutta </span></div><div align="right"><span style="font-family:georgia;">La nostra indifferenza! </span></div><div align="right"><span style="font-family:georgia;"></span></div><div align="right"><span style="font-family:georgia;">Silvia S.</span></div><div align="right"></div><div align="right"></div><div align="right"></div><div align="left"></div><div align="left"></div><div align="left"></div><div align="left"></div><div align="left"></div><div align="left"></div><div align="left"></div><div align="left"></div><div align="left"></div><div align="justify"><br /><br />Cosa ne pensate? Io le trovo fantastiche...Il fatto è che i bambini hanno una semplicità d'animo che commuove! Così piccoli...ma con un cuore così grande! </div>Giugiahttp://www.blogger.com/profile/09629072878889967130noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-374906411818758115.post-78893504514598059662009-01-09T17:43:00.011+01:002009-06-19T21:54:19.997+02:00<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTeNZy96ZAJUcaqlg_hsOTHmaGYPsh25aJ1QHE5psA6HnIXL0jlZBkd5pz34fL5TREWzLdLQhaOTq_PXqQHW8d6f7p7cpeegByyCDXoiEgEUsSpszuuvPDUBbRD-na9BnPVA9Oc4M_bHr6/s1600-h/djeknmk.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5296047258986268066" style="margin: 0px 0px 10px 10px; float: right; width: 171px; height: 124px;" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTeNZy96ZAJUcaqlg_hsOTHmaGYPsh25aJ1QHE5psA6HnIXL0jlZBkd5pz34fL5TREWzLdLQhaOTq_PXqQHW8d6f7p7cpeegByyCDXoiEgEUsSpszuuvPDUBbRD-na9BnPVA9Oc4M_bHr6/s400/djeknmk.jpg" border="0" /></a><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQhvdxQfAEw5Yx6P2XwK0t_OUcfDz6SboDU2RHvd3Rj0EjCTyeF5V3RrLv-e8w9sNeT5gKYcq8R7BNr8hvi4QAES6NMDi49w5lCPgw_oLC0ZW2LyofNLb2cYG44N3EejbmIa8l21R4v0xp/s1600-h/cjkjke.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5296047480290253090" style="margin: 0px 10px 10px 0px; float: left; width: 183px; height: 116px;" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQhvdxQfAEw5Yx6P2XwK0t_OUcfDz6SboDU2RHvd3Rj0EjCTyeF5V3RrLv-e8w9sNeT5gKYcq8R7BNr8hvi4QAES6NMDi49w5lCPgw_oLC0ZW2LyofNLb2cYG44N3EejbmIa8l21R4v0xp/s400/cjkjke.jpg" border="0" /></a><br /><div><br /><br /><div align="center"><span style="color: rgb(102, 102, 204);font-size:130%;" ><strong>La Pet Therapy</strong></span></div><br /><br /><div><br /></div><br /><div align="justify"><em>Che cos'è la pet therapy?</em></div><div align="justify">Il termine pet therapy, indica una serie complessa di utilizzi del rapporto uomo-animale in campo medico e psicologico. Deriva dell’unione di due parole inglesi : pet o animale d’affezione e therapy o cura ed è comunemente usato per indicare le “ attività e terapie assistite dagli animali”. Gli animali coinvolti nella terapia non sempre sono gli animali da compagnia (i “pet”), ma possono essere impiegati anche animali da allevamento (pecore, capre, animali da cortile in genere), nonchè uccelli, pesci e delfini.</div><br /><div align="justify">Le<em> attività assistite dall’animale (Animal-Assistd Activities o AAA)</em> impiegano animali specificatamente addestrati, per diminuire la solitudine, migliorare la qualità di vita, accrescere la capacità d’apprendimento creando la motivazione necessaria per raggiungere obiettivi prestabiliti. Le<em> terapie assistite dall’ animale (Animal-Assisted Therapy o AAT)</em>, sono attività terapeutiche vere e proprie (cioè con precise caratteristiche), gestite da professionisti di sanità, finalizzate a migliorare le condizioni di salute di un paziente mediante specifici obiettivi. Sono terapie di supporto che integrano, rafforzano e coadiuvano le terapie normalmente effettuate per il tipo di patologia considerato.</div><div align="justify">Le AAA/AAT sono frequentemente utilizzate negli istituti geriatrici, ospedali, centri di riabilitazione, scuole, centri socio educativi, cooperative, carceri, ecc.<br />Accanto alle AAA vi sono le AAE, ANIMAL-ASSISTED EDUCATION (ATTIVITÀ EDUCATIVE ASSISTITE DA ANIMALI), che consistono in progetti diretti da professionisti nel campo dell’educazione e prevedono obiettivi specifici volti al miglioramento cognitivo di minori ed adulti. </div><div>Le attività promosse dalla pet therapy hanno effetti positivi su alcuni parametri comportamentali e cognitivi dei pazienti affetti da Alzheimer ricoverati presso strutture ospedaliere. I risultati dell'esperienza condotta per otto anni dall'Istituto Geriatrico Ca' Industria di Como, la prima di questo genere in Italia, sono stati illustrati a Firenze dal dott. Giovanni Bigatello nel corso del 52° Congresso Nazionale della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria. “Nella nostra esperienza la seduta si tiene in un apposito locale, dove ognuno dei ricoverati nel Nucleo Alzheimer viene invitato ad accarezzae e a spazzolare il cane, a porgergli piccoli bocconi, a camminare tenendolo al guinzaglio. Viene inoltre richiesto di rievocare possibili ricordi ed esperienza con animali e di rispondere a domande semplici, prevalentemente inerenti l'animale. Nel complesso abbiamo riscontrato un marcato miglioramento dell'attenzione e dell'interazione tra i ricoverati, una riduzione dei disturbi comportamentali, un miglioramento del tono dell'umore e spesso un'interazione verbale pertinente al contesto. In particolare, è stato riscontrato un miglioramento statisticamente significativo nell'ambito del linguaggio. Sembrerebbe inoltre confermata una lieve riduzione delle alterazioni cognitive", ha spiegato il dott. Bigatello.</div><div align="justify">Il geriatra ha sottolineato che nei pazienti affetti da demenza, il senso di solitudine e abbandono, cui consegue quasi sempre uno stato di despressione più o meno manifesto, è uno dei problemi assistenziali maggiori.</div><div align="justify"><br />Personalmente credo molto nel "potere degli animali". Sono anni che raccolgo informazioni in merito a questo tipo di terapia e nel corso delle mie letture ho riscontrato parecchi casi in cui la pet therapy ha avuto effetti positivi sui malati di Alzheimer. </div><br /><div align="justify">Vi ho proposto un pezzetto di questo articolo contenuto nel sito italiasalute.it perchè tratta in maniera chiara e concisa gli aspetti benefici di questa terapia che, assieme ad altri trattamenti terapeutici, quali ad esempio la musicoterapia, supportanto le terapie farmacologiche nei soggetti affetti da Alzheimer.</div><div align="justify"></div><div align="justify">Mio nonno "era" un contadino. Amava la terra, gli animali...la natura! </div><div align="justify">Nel cortile del centro presso il quale risiede, sono stati costruiti due piccoli recinti; in uno si trovano delle galline, in un altro dei conigli. Spesso, durante la cena, io e mia mamma sediamo mio nonno davanti la finestra che dà proprio sul piccolo pollaio.<br />Non potete immaginare la gioia di mio nonno nel vedere le galline!! Purtroppo, l'avazare della malattia si porta via giorno dopo giorno un piccolo pezzetto della memoria di mio nonno...tuttavia, anche se allo stadio attuale della demenza, fatica a riconoscere persone, oggetti ed animali, lo svolazzare delle galline gli mette gioia! E' incredibile! </div><div align="justify">A tal proposito, una persona recentemente introdotta nella struttura, la "nuova arrivata", ha dimostrato come tutti gli altri pazienti, disagio emotivo e disorienamento durante le prime settimane trascorse nella sua "nuova casa". Come segno di rifiuto per quanto accadeva attorno a lei, si è chiusa in se stessa; ha smesso di camminare, di sorridere...solamente pianto e niente di più! Con la costruzione del pollaio...è rinata! La mattina, quando si sveglia e presenta una delle sue solite crisi di pianto, gli operatori la conducono dalle galline...potrebbe rimanere con loro per delle ore!! Probabilmente, esse la riportano in un contesto conosciuto, sperimentato, trasmettendole un senso di tranquillità.</div><br /><div align="justify">Uno degli effetti a lungo termine della malattia di Alzheimer è la comparsa di allucinazioni. Mio nonno le ha spesso...Sovente si strofina le mani prima di pranzare; crede che la tavola sia un grande lavabo e la mia felpa, lo strofinaccio sul quale asciugarsi. </div><div align="justify">Quasi sempre poi, "vede" il suo cagnolino "Neve". Si tratta dell'ultimo cagnolino che mio nonno ha amato (ha avuto diversi cani nel corso della sua vita) e che spesso "rivede" durante le sue quotidiane allucinazioni. In questi momenti, si sporge dalla sedia a rotelle sulla quale è costretto da qualche mese ed inizia a fischiare, a chiamarlo a sè fischiettando allegramente...lui vede il suo cagnolino!!</div><br /><div align="justify">Il legame con gli animali è riscontrabile frequentemente nei malati di Alzheimer, soprattutto in quanti, da giovani, possedevano un animale o una fattoria.</div><div align="justify">Gli altri pazienti presenti nella casa di cura, presso la quale risiede mio nonno, nominano spesso gli animali; una signora un giorno mi ha fissata chiedendomi se avessi dato da mangiare ai maialini. Un altro giorno poi, due anziane signore, si sono arrabbiate, oserei dire "ferocemente" l'una con l'altra; entrambe sostenevano di essere le vere padrone di un micetto, entrato da poco a far parte della "piccola famiglia di animali" che l'istituto ha creato. </div><br /><div align="justify">Io sostengo questa terapia e mi piacerebbe che fosse maggiormente valorizzata all'interno delle strutture che quotidianamente ospitano i malati di Alzheimer. La vista e il contatto con gli animali tranquillizzano i pazienti...un po' come la presenza dei bambini, dei piccini che vanno a trovarli. Entrambi suscitano sentimenti di affetto e gioia negli anziani ammalati e permettono loro, anche se per brevi momenti, di sentirsi "vivi"!<br /><br />Le informazioni riportate in merito alla pet therapy fanno riferimento ai seguenti siti: www.diamociunazampa.it/.../articles.php?<br /> www.oldenglishsir.it/articoli/pet_therapy_e_associazioni.pdf<br /></div></div>Giugiahttp://www.blogger.com/profile/09629072878889967130noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-374906411818758115.post-81725584839270084292009-01-05T18:26:00.007+01:002009-01-30T08:24:55.393+01:00<div align="center"><span style="font-family:lucida grande;font-size:130%;color:#33cc00;"><strong>Rivastigmina, cerotto per curare l'Alzheimer</strong></span></div><p align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">I risultati clinici positivi di Rivastigmina cerotto (disponibile anche in Italia, nelle Unità di Valutazione Alzheimer) sono stati valutati nello studio internazionale IDEAL (Investigation of Transdermal Exelon in Alzheimer's disease), che ha coinvolto circa 1200 pazienti con malattia di Alzheimer da grado lieve a moderatamente grave. Le conclusioni a cui si è giunti hanno evidenziato che il cerotto permette di ottenere un significativo miglioramento nella memoria e nella capacità di svolgere le normali attività della vita quotidiana rispetto ai pazienti del gruppo placebo. Grazie alla semplicità di impiego ( frequenza di applicazione: una volta al giorno sulla cute della schiena, della parte superiore del braccio o del torace), il cerotto transdermico è risultato preferito dal 70% del personale medico e paramedico che lo utilizzava. A tal proposito il Professor Roberto Bernabei, Direttore del Dipartimento di Scienze Gerontologiche, Geriatriche e Fisiatriche dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, afferma:"Con il cerotto è possibile fornire un aiuto concreto sia ai malati che ai familiari: una delle principali barriere per un efficace trattamento delle malattie croniche che colpiscono gli anziani, di cui la malattia di Alzheimer è il più tipico esempio, è infatti la scarsa precisione nell'assumere le terapie farmacologiche, dovuta alla complessità di dover gestire molte pillole e procedure nell'arco della giornata. Quindi dimenticanze, dubbi ed errori. Il cerotto semplifica tutto ciò".</span></p><p align="justify"></p><div align="justify"></div><div align="center"><strong><span style="font-family:lucida grande;font-size:130%;color:#cc33cc;">Un vaccino per l'Alzheimer ottenuto dai pomodori</span></strong></div><span style="font-family:lucida grande;color:#cc33cc;"></span><br /><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Presso il Korea Research Institute of Bioscience and Biotechnology (KRIBB) di Seoul, si sta studiando una particolare cura basata su pomodori geneticamente modificati da utilizzare come vaccino.I ricercatori coreani, coordinati da HyunSoon Kim, hanno modificato geneticamente una pianta di pomodoro inserendo nel suo Dna il gene della proteina che causa l'Alzheimer, la beta amiloide. Ingerendo pomodori così modificati, gli individui dovrebbero essere in grado di irrobustire il sistema immunitario e proteggerlo dal morbo di Alzheimer.La cura è stata poi testata su cavie di laboratorio alle quali sono state somministrate per tre settimane delle porzioni di pomodori OGM. Il sangue dei topi è stato in seguito analizzato per vedere i risultati. I ricercatori hanno quindi scoperto che il sistema immunitario delle cavie era stato stimolato sviluppando degli anticorpi in grado di neutralizzare la proteina responsabile dell’insorgenza del morbo di Alzheimer.<br />Tuttavia se i pomodori venivano cotti si dimostravano inefficaci.I farmaci attualmente utilizzati sono solamente in grado di rallentare il decorso della malattia. Se invece questa ricerca andasse a buon fine anche sull’uomo, il morbo di Alzheimer potrebbe essere bloccato sul nascere. Questo vaccino infatti può impedire l’insorgere della malattia, ma nel caso in cui essa sia già conclamata, il vaccino non è in grado di farla regredire.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Trebuchet MS;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:Trebuchet MS;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:Trebuchet MS;"></span></div><div align="justify"></div><div align="center"><strong><span style="font-size:130%;color:#33cc00;">La "pancetta"? Temuta solamente a livello estetico??</span></strong></div><div align="center"> </div><div align="center"><strong><span style="font-size:130%;color:#33cc00;"></span></strong></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Uno studio statunitense ha dimostrato che chi ha un po’ di pancia di troppo superati i 40 anni ha possibilità di ammalarsi di Alzheimer e altre forme di demenza una volta raggiunti i 70.La ricerca è stata condotta da un gruppo di ricercatori della Kaiser Permanente Division of Research di Oakland, in California, e pubblicata sulla rivista Neurology. Ha preso in esame 6.583 abitanti del Nord della California per circa 36 anni, a partire da quando i pazienti avevano 40-45 anni. Il girovita dei partecipanti è stato misurato all'inizio dello studio. Dopo 36 anni si è visto che ben 1.049 persone, quasi il 16% del campione, avevano sviluppato il morbo di Alzheimer o altre forme di demenza all'età di 70 anni.<br />Analizzando i dati i ricercatori hanno scoperto che le persone che avevano una maggiore circonferenza di pancia avevano il triplo delle probabilità di sviluppare una qualche forma di demenza rispetto agli altri partecipanti con l’addome più piatto.<br />“Non è solo una questione di peso – spiega Rachel Whitmer, coordinatrice dello studio – il fattore di rischio è legato a ‘dove’ sono localizzati i chili in più. Se consideriamo due persone entrambe in soprappeso di 4,5 chilogrammi, chi li porta sul ventre corre più rischi di chi invece li accumula sui fianchi”.<br />Naturalmente la scoperta di questa correlazione tra l’accumulo di grasso sulla pancia e il temuto morbo di Alzheimer necessita di ulteriori studi al fine di comprendere come mai esista questo misterioso ed insolito legame.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Trebuchet MS;"></span></div><br /><div align="center"><strong><span style="font-family:lucida grande;font-size:130%;color:#cc33cc;">Pillole di nicotina contro l'Alzheimer</span></strong></div><span style="font-family:lucida grande;font-size:130%;"></span><br /><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Una sostanza contenuta nel tabacco, la nicotina, potrebbe dare dei vantaggi a chi soffre di certi tipi di demenza.Ricercatori dell'Istituto di psichiatria del King's College di Londra hanno rilevato che la nicotina aiuta a tenere la mente piu' attiva, migliorando la memoria, l'apprendimento e la concentrazione (capacità progressivamente danneggiate dal morbo).Per prendere dal tabacco solo ciò che può dare beneficio eliminando gli effetti negativi, i ricercatori vogliono mettere a punto una pillola alla nicotina.Una pillola di questo tipo certamente non costituirebbe la cura per l'Alzheimer, ma sarebbe in grado di rallentarne gli effetti per almeno sei mesi.La nicotina è stata testata sui topi e si è visto che li rende in grado di svolgere un compito con maggiore precisione, anche quando la cavia viene distratta.“La nicotina, come molti altri farmaci, ha molteplici effetti, alcuni dei quali sono nocivi, mentre altri possono portare dei benefici”, ha spiegato Ian Stolerman, coordinatore dello studio. “E’ possibile mettere a punto dei farmaci che forniscano alcuni degli effetti benefici della nicotina, ma che ne eliminino gli effetti tossici”, ha sottolineato il ricercatore.</span></div><div align="justify">(informazioni dal sito italiasalute.it)</div>Giugiahttp://www.blogger.com/profile/09629072878889967130noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-374906411818758115.post-83401805559086017212009-01-04T18:24:00.008+01:002009-01-30T08:26:26.036+01:00<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjASPFzkVUbM1SwNmQZlHpnq2sX8c1EVc7IaUPdApgxiWH0NL1O0gVorwZ8FLzCTVxnReaeftd4U_oaW4y57Zbl2ZomSfrb9-iH-VqxRdW0G3SUwXZCw0jVfm9nwwRg1Gn0asE6Oj7eKVsC/s1600-h/patatine.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5287494289802421490" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 123px; CURSOR: hand; HEIGHT: 92px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjASPFzkVUbM1SwNmQZlHpnq2sX8c1EVc7IaUPdApgxiWH0NL1O0gVorwZ8FLzCTVxnReaeftd4U_oaW4y57Zbl2ZomSfrb9-iH-VqxRdW0G3SUwXZCw0jVfm9nwwRg1Gn0asE6Oj7eKVsC/s400/patatine.jpg" border="0" /></a><br /><div align="center"><span style="font-size:130%;color:#ff99ff;"><strong><em>La dieta del fast food potrebbe avere una relazione con il morbo di Alzheimer<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgBbiSTE2XuctY5FFwOloeWqDzASemO0LWwHR9nIF3jsY2C0Lbi92q5AvvjmZTApTj9mxB7SikAOmddXthfRpqwyqB-p2czdC9CiTlnnSn2S8k5iK80jThItcV6oej3O7WwJiqLh0jRVxye/s1600-h/hamburger.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5287493908960562274" style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 129px; CURSOR: hand; HEIGHT: 87px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgBbiSTE2XuctY5FFwOloeWqDzASemO0LWwHR9nIF3jsY2C0Lbi92q5AvvjmZTApTj9mxB7SikAOmddXthfRpqwyqB-p2czdC9CiTlnnSn2S8k5iK80jThItcV6oej3O7WwJiqLh0jRVxye/s400/hamburger.jpg" border="0" /></a></em></strong></span></div><br /><br /><div align="justify"><br /><span style="font-family:trebuchet ms;">La ricercatrice svedese, Susanne Akterin, ricercatrice nel centro per la ricerca sull’Alzheimer del Karolinska Institutet, ha condotto uno studio sulla possibile relazione esistente tra il cibo “spazzatura” (quello dei fast food e delle tavole calde) ed il terribile morbo di Alzheimer.</span></div><span style="font-family:trebuchet ms;"><br /><div align="justify">La Akterin ha sottoposto le cavie ad una dieta ricca di grassi, zuccheri e colesterolo (in pratica l’equivalente nutritivo dei pasti consumati nei fast food) per nove mesi. I risultati da lei ottenuti le fanno sospettare che una dieta povera di sostanze nutritive e ricca di grassi e colesterolo, combinata con fattori genetici, possa stimolare alcune sostanze cerebrali, che favoriscono l’insorgere del morbo di Alzheimer.</div><br /><div align="justify">Nella sua ricerca, Akterin si è concentrata sulla variante di un gene chiamato apoE4, rilevata nel 15-20% delle persone, che è un noto fattore di rischio per l'Alzheimer. Questo gene è coinvolto nel trasporto del colesterolo.<br />I topi geneticamente modificati per simulare l’effetto della variante del gene sugli umani, hanno riportato variazioni chimiche nel cervello, mostrando una crescita anormale della proteina tau e segni che il colesterolo riduceva i livelli di un'altra proteina chiamata Arc, coinvolta nella conservazione della memoria, ha detto Akterin.</div><br /><div align="justify">La ricercatrice ha affermato che i risultati ottenuti forniscono indicazioni significative per cercare di prevenire l’Alzhimer, tuttavia ritiene necessarie ulteriori ricerche in questo campo prima di diffondere al pubblico quelli che lei definisce “i consigli giusti”.</div><div align="justify"></div><br /><div align="center"><span style="font-size:130%;color:#3366ff;"><strong><em></em></strong></span></div><div align="center"><span style="font-size:130%;color:#3366ff;"><strong><em></em></strong></span></div><div align="center"><span style="font-size:130%;color:#3366ff;"><strong><em><br /><br />Scoperto il legame tra Alzheimer e acidi grassi nel cervello</em></strong></span></div><br /><div align="justify">Gli acidi grassi (saturi e insaturi) sono i componenti costitutivi della maggioranza dei lipidi complessi e dei grassi vegetali e animali. Recenti ricerche avrebbero individuato una relazione tra gli acidi grassi e i cambiamenti che avvengono nel cervello durante il decorso che porta all’insorgenza del morbo di Alzheimer.</div><br /><div align="justify">Lo studio è stato realizzato dagli scienziati del Gladstone Institute of Neurological Disease e della University of California e pubblicato sulla rivista di divulgazione scientifica Nature Neuroscience.Secondo gli autori, il controllo del livello di un acido grasso nel cervello (tramite la dieta o tramite dei farmaci, oppure attraverso con l’ausilio di entrambi)potrebbe contribuire a trattare il morbo di Alzheimer.<br /><br />Gli scienziati hanno messo a confronto il livello di acidi grassi presenti nel cervello di topi sani con quello di cavie geneticamente modificate in modo da ricreare il morbo di Alzhimer. Dagli esami è risultato che nel cervello dei topi malati c’erano livelli elevati di un acido grasso chiamato acido arachidonico. Il rilascio di tale acido è controllato dall’enzima PLA2. Abbassando i livelli di PLA2 nei topolini affetti da Alzhimer, si è verificata anche una parziale riduzione nel deterioramento della memoria. </div><br /><div align="justify">Come ha affermato il professor Clive Ballard, direttore della ricerca dell’Alzheimer’s Society: “Questi risultati sono stimolanti e incoraggianti. Sono ora necessarie ulteriori ricerche per verificare se il controllo degli acidi grassi può portare a un effettivo trattamento per i pazienti affetti dal morbo di Alzheimer.” </div><br /><br /><div align="justify"></div><div align="center"><span style="font-size:130%;color:#ff99ff;"><em><strong>NGF, Nerve Growth Factor</strong></em></span></div><br /><div align="justify">Dopo poco meno di venti anni la scoperta che valse a Rita Levi Montalcini il premio Nobel continua a tornare utile nella ricerca scientifica. La somministrazione via naso del fattore di crescita nervoso nel modello animale dell’Alzheimer sembra un’interessante prospettiva terapeutica. Far “sniffare” l’NGF (nerve growth factor), una proteina italiana, a topolini malati con sintomi che ricordano l’Alzheimer non solo migliora la salute delle cellule nervose, ma li aiuta a recuperare la memoria, a ricordare un oggetto a loro familiare e a compensare i danni provocati dalla malattia.</div><br /><div align="justify">Il risultato è stato ottenuto da Antonino Cattaneo, ricercatore Telethon presso la SISSA, Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste e allievo del Nobel Rita Levi Montalcini, che scoprì la molecola nel 1952. Ne dà notizia il sito web Telethon.it.Il progetto Telethon, il cui titolare è Nicoletta Bernardi dell’Istituto di Neuroscienze del CNR di Pisa, riguarda lo sviluppo di strategie terapeutiche non invasive volte a migliorare i deficit comportamentali nel modello animale dell’Alzheimer.</div><br /><div align="justify">Non è la prima volta che si sfrutta la capacità di un paziente di annusare un farmaco, ma questi risultati prospettano la possibilità che un farmaco basato su NGF, una proteina che difficilmente raggiungerebbe il cervello, possa essere veicolato direttamente nel cervello in modo non invasivo.<br />“Per veicolare l’NFG direttamente al cervello e sfruttarne le potenzialità terapeutiche per la malattia di Alzheimer – dice Cattaneo – è in corso di sperimentazione una terapia genica ex vivo in cui cellule prelevate dal paziente vengono modificate geneticamente per produrre NGF e poi reimpiantate nel cervello. Ma questi metodi non rappresentano certo l’optimum”.</div><br /><div align="justify">Far arrivare un farmaco basato su NGF al cervello per via intranasale, invece, è strada promettente verso una possibile terapia, perché è un procedimento molto meno invasivo che potrà avere importanti ricadute cliniche: potrebbe bastare una spruzzata di NGF nel naso e questo, seguendo la pista dell’olfatto, dal naso s’intrufola negli spazi liberi tra cellule vicine fino a risalire al cervello. </div><div align="justify">(informazioni dal sito italiasalute.it)<br /></div><br /><br /><div align="justify"></span></div>Giugiahttp://www.blogger.com/profile/09629072878889967130noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-374906411818758115.post-14674864651411821762008-12-30T18:11:00.009+01:002009-06-19T21:56:20.567+02:00<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5r38M6RS_stmk5kQyxujuNqpaKAFt7fTt1yPyiA8Wb6bnvOMUEcy6LvMTuCZ84gAJiDI7srQ6t9GIyDp6pXQCCkNDFK9Ghf8SfyyrIFumfRxlddTTgdLGGe9hhBEsxmpwmr0oeGgqw7uS/s1600-h/tttbg.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5287087770717217442" style="margin: 0px 0px 10px 10px; float: right; width: 128px; height: 105px;" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5r38M6RS_stmk5kQyxujuNqpaKAFt7fTt1yPyiA8Wb6bnvOMUEcy6LvMTuCZ84gAJiDI7srQ6t9GIyDp6pXQCCkNDFK9Ghf8SfyyrIFumfRxlddTTgdLGGe9hhBEsxmpwmr0oeGgqw7uS/s400/tttbg.jpg" border="0" /></a><br /><div align="center"><span style="font-size:130%;"><span style="color: rgb(204, 102, 204);"><span style="font-family:georgia;"><strong><em>Le "presunte" cause della malattia di Alzheimer</em></strong> </span></span></span></div><br /><br /><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Le cause sono tuttora sconosciute. Ci sono diverse teorie: alcuni studiosi ipotizzano una sola causa, altri parlano di più fattori compresenti. Tra questi: </span></div><br /><ul><br /><li><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">una predisposizione genetica;</span></div></li><br /><li><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">fattori esterni (ad esempio un virus, anche se non è dimostrato che l'Alzheimer sia contagioso);</span></div></li><br /><li><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">disordine del sistema immunitario, che non riconosce più il cervello come proprio e lo autoaggredisce;</span></div></li><br /><li><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">sostanze tossiche;</span></div></li><br /><li><div align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">fattori psicosociali (depressione, trauma cranico, reazione allo stress...)</span></div></li></ul><br /><p align="center"><span style="color: rgb(153, 51, 153);font-size:130%;" ><strong><em>Fattori di rischio</em></strong></span></p><p align="left"><span style="font-family:trebuchet ms;">Gli unici fattori di rischio finora individuati sono rappresentati dall'età e dalla familiarità. L'Alzheimer è certamente una patologia dell'anziano, ma non è vero che il rischio di ammalarsi aumenta con l'età: il confronto tra le varie fasce di età sembra evidenziare che i soggetti ultranovantenni non hanno un maggiore rischio di ammalarsi rispetto ai soggetti di un età compresa tra i 70 e gli 80 anni. Quindi anche se la malattia di Alzheimer rimane un problema fondamentale dell'età avanzata, non c'è relazione esponenziale tra demenza ed invecchiamento: esiste uno specifico intervallo di età a rischio maggiore. La familiarità rappresenta un fattore di rischio dal "peso" variabile a seconda dei casi: nella stragrande maggioranza dei casi l'Alzheimer non è una malattia ereditaria, anche se i familiari di un soggetto affetto da questo morbo presentano un rischio di ammalarsi lievemente più alto rispetto ai soggetti che non hanno un caso in famiglia.</span></p><br /><p align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Cari amici, vorrei utilizzare qualche post per riportarvi una serie di scoperte più o meno recenti in merito al morbo di Alzheimer. Desidero premettere sin da subito, che quanto vi illustrerò è testato scientificamente, nulla è frutto di semplici supposizioni! Dico questo perchè alcune di queste scoperte potrebbero sembrarvi "assurde"...ma credeteci...si tratta di risultati ottenuti da famosi specialisti!</span></p><br /><p align="center"><span style="color: rgb(204, 51, 204);font-size:130%;" ><strong><em>Herpes Simplex: forse relazione con il Morbo di Alzheimer</em></strong></span></p><p align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Uno studio dell’Università di Manchester coordinato dalla professoressa Ruth Itzhaki avrebbe notato una certa correlazione fra l'Herpes Simplex, quello che generalmente crea delle microlesioni a livello delle labbra ed il Morbo di Alzheimer.<br />La dottoressa spiega che in base alle indagii condotte si è scoperto che nel 90 per cento delle placche cerebrali dei malati di Alzheimer sono presenti prove genetiche del virus Herpes Simplex di tipo 1 (HSV 1). Secondo l’esperta, a causa della vulnerabilità del sistema immunitario degli anziani, l’Hsv 1 potrebbe raggiungere il cervello originando un’infezione dormiente che può però essere attivata da particolari eventi come stress e infezioni di natura diversa. Le cellule del cervello inizialmente danneggiate muoiono rilasciando delle proteine che si trasformano in placche amiloidi (considerate il contrassegno del morbo di Alzheimer). Per il momento non si può affermare con certezza che l’Alzheimer sia causato dall’Hsv, tuttavia le prove indiziarie andranno approfondite con ulteriori studi. I ricercatori sono già pronti a testare su alcune cavie di laboratorio i farmaci antivirali utilizzati per l’Herpes labiale per vedere se sono in grado di fermare il danno cellulare che causa l’insorgere dell’Alzheimer.</span></p><br /><p align="center"><span style="color: rgb(153, 51, 153);font-size:130%;" ><em><strong>Morbo di Alzheimer: scoperta relazione con fragilità FISICA</strong></em></span></p><p align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">La debolezza e la fragilità fisica, comuni nelle persone anziane, potrebbero essere legate allo sviluppo della patologia di Alzheimer, secondo quanto riportato in un recente studio degli scienziati del Rush University Alzheimer’s Disease Center di Chicago. La ricerca, effettuata in primis da Aron S. Buchman, membro della American Academy of Neurology, è stata pubblicata su Neurology®, la rivista scientifica della prestigiosa accademia. Su un campione di 165 individui in età avanzata, il 36% aveva sviluppato problemi di demenza. Dopo la morte il cervello degli anziani pazienti è stato analizzato, rivelando che coloro che avevano il morbo di Alzheimer in stadio avanzato erano anche doppiamente più fragili fisicamente rispetto agli altri. Questa scoperta supporta l’ipotesi che il morbo può contribuire ad indebolire il paziente o che fragilità e Alzheimer condividano la stessa origine. L’accumulazione delle placche nel cervello, dovuta alla malattia, può influenzare le aree del cervello responsabili delle abilità motorie.</span></p><p align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">In seguito ai risultati ottenuti, in Italia, da qui a sei mesi, partirà una sperimentazione intitolata <strong>Train the brain</strong>. Non esistono cure definitive per sconfiggere questo terribile morbo, ma ci sono tuttavia terapie efficaci nel rallentarne il decorso e una di queste è proprio quella alla base del Train the brain.<br />I pazienti che parteciperanno all’innovativo progetto di riabilitazione, saranno inseriti in speciali strutture dove alleneranno costantemente le loro funzionalità cerebrali tramite attività fisiche e ludiche. Gli scienziati, nel frattempo, monitoreranno lo stadio di avanzamento della malattia, per testare l’efficacia del metodo nel rallentare gli effetti del morbo sul cervello.</span></p><p align="justify">Info sul sito:www.italiasalute.it<br /></p>Giugiahttp://www.blogger.com/profile/09629072878889967130noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-374906411818758115.post-43868500219431856182008-12-29T11:45:00.009+01:002009-01-30T08:31:18.057+01:00<div align="center"><span style="font-family:trebuchet ms;font-size:130%;color:#3366ff;"><strong>L'Alzheimer ci porta via i ricordi ma non la dignità! Aiutare i malati a non perdere completamente se stessi si può.</strong></span></div><p align="justify"><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgMePyXni6e_ntrR4DeLzV66VpMVS6c3f22dfBBTEp_XsG1goEmZHx6SeUAOe0O4m0JgqoQ9cuJMoW21k6bGpxi5TQQEzSyQGcEEYIPLOnK4WYIr6npOhfst7tJ2OHJ9LtPzPdrTzUnUFF/s1600-h/puuuuiuihyi.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5285199817195413314" style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 130px; CURSOR: hand; HEIGHT: 92px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgMePyXni6e_ntrR4DeLzV66VpMVS6c3f22dfBBTEp_XsG1goEmZHx6SeUAOe0O4m0JgqoQ9cuJMoW21k6bGpxi5TQQEzSyQGcEEYIPLOnK4WYIr6npOhfst7tJ2OHJ9LtPzPdrTzUnUFF/s400/puuuuiuihyi.jpg" border="0" /></a><br /><span style="font-family:trebuchet ms;">Nel nostro Paese ci sono 600 mila malati, 24,3 milioni in tutto il mondo: nel 2030, grazie all'allungamento della vita media, saranno il doppio. Per questo il presidente francese Nicolas Sarkozy ha appena stanziato 1,6 miliardi di euro per migliorare la diagnosi, la cura e la ricerca nel suo Paese. E, dopo la giornata mondiale del 21 settembre, ha indetto il 30 e il 31 ottobre a Parigi la Prima conferenza della Presidenza europea sull'Alzheimer.<br /><br /></p></span><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">E in <strong>Italia</strong>? "Sono per lo più figli, mogli, mariti ad assistere questi parenti difficili, spesso aggressivi, vittima di allucinazioni" dice Gabriella Salvini Porro, presidente della Federazione Alzheimer Italia. "Lasciano il lavoro, vanno in pensione anticipata per occuparsi dei loro cari prigionieri di un incubo che può durare anche 20 anni. La sanità pubblica é quasi assente. Non si sa neppure quante siano le strutture specialistiche nel Paese: stiamo conducento ora un primo censimento in Lombardia con la collaborazione dell'Istituto Mario Negri".<br /></div></span><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Nel Lazio stime credibili contano meno di 200 posti letto per 56 mila malati. Il centro più innovativo é l'Italian Hospital Group di Guidonia, 45 minuti in macchina da Roma. Offre, a carico della Asl, posti di degenza per periodi di riabilitazione o di sollievo per le famiglie, un'unità diagnostica (Unità Valutativa Alzheimer), assistenza domiciliare e un centro diurno. Qui grazie alla direzione del dottor Gabriele Carbone, si tenta di aiutare i malati a recuperare abilità perdute, a mantenere quelle residue e a migliorare la qualità della vita attraverso una serie di "semplici" attività (semplici per noi persone "sane", grandi conquiste per i pazienti). </span></div><p align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Alcuni esempi di attività svolte in questo centro: </p></span><ul><li><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Gioco dell'oca: a turno i pazienti lanciano un enorme dado rosso per sapere di quante caselle spostare il proprio segnaposto. Devono riconoscere il numero sul dado, capire quando è il turno e rispondere a domande come "Che giorno è?". Si tratta di un esercizio continuo per stimolare la memoria;<br /></span></div></li><li><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Preparazione di dolci: si chiede a i pazienti di riconoscere la scatola dello zucchero e della farina, di individuare le uova. E' un modo per sviluppare la manualità fine e ricordare sapori e odori;<br /></div></span></li><li><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">"Riapprendimento" di attività svolte nella quotidianità dai pazienti, prima dell'insorgere della malattia: pittura, semplici attività di giardinaggio, uso di ago e filo. Semplici attività che permettono ai pazienti di ritrovare una sorta di equilibrio interiore, di pace attraverso attività che hanno sempre amato. </span></div></li></ul><p align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">E' triste pensare che solamente un ospedale in Italia offre una rete assistenziale per le varie fasi della malattia, restituendo piccole parentesi di vita a chi ha perduto tutto, persino i propri ricordi!<br />La filosofia di vita dell'Italian Hospital Group è quella di stimolare i pazienti nelle loro attività quotidiane per mantenere o recuperare anche piccole autonomie che altrimenti andrebbero più facilmente perdute. Questa struttura riconosce nel paziente prima di tutto una persona, che ha il diritto di esser aiutata quotidianamente a riappropriarsi, per quanto possibile, della sua vita! "Imparare di nuovo a vestirsi, a cucinare, a parlare sono grandi conquiste per loro" dice il dottor Carbone. "E per noi, medici, terapisti e tutto il personale che li assiste, motivo di orgoglio".<br /><br />Personalmente ritengo vergognoso che nel 2008, nel nostro Paese, ci sia un'unica struttura efficiente come l'Italian Hospital Group! L'Alzheimer è una piaga della nostra società, 600 mila persone, nostri connazionali ne soffrono e la nostra nazione non è in grado di garantire loro cure adeguate!<br /></p></span><p align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">E' tempo che coloro che detengono il potere, implementino la costruzione di centri assistenziali domiciliari, di centri diurni, di strutture che diano un minimo di sollievo a noi parenti di pazienti affetti da questo terribile morbo, che molto spesso non sappiamo dove sbattere la testa!<br /></p></span><span style="font-family:trebuchet ms;"></span><p align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">E' necessario pensare al futuro del nostro Paese, ai tanti malati che putroppo sicuramente ci saranno! Se è possibile attuare attività di manipolazione di oggetti per sviluppare la manualità, piuttosto che sedute di musicoterapia che affianchino la somministazione di farmaci...perchè non farlo? Perchè non investire nel <strong>nostro </strong>domani?</span><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgtzRLqvWR4e7qgCBAejfdcDXCDkupbNSJhCkEfB4ty4NhFi9YQdUXNeRFN_4kJVIGH-Ojg95dFkQ2aYBHZDbvpjDbDxWumvGyMt4o_p-xHLyHkoL1xNGbJC9Nvjl6051mvgOG9IzmeLow1/s1600-h/gggg.jpg"><span style="font-family:trebuchet ms;"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5285198362494447042" style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 151px; CURSOR: hand; HEIGHT: 151px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgtzRLqvWR4e7qgCBAejfdcDXCDkupbNSJhCkEfB4ty4NhFi9YQdUXNeRFN_4kJVIGH-Ojg95dFkQ2aYBHZDbvpjDbDxWumvGyMt4o_p-xHLyHkoL1xNGbJC9Nvjl6051mvgOG9IzmeLow1/s400/gggg.jpg" align="left" /></span></a><span style="font-family:trebuchet ms;"><br /></span><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgtzRLqvWR4e7qgCBAejfdcDXCDkupbNSJhCkEfB4ty4NhFi9YQdUXNeRFN_4kJVIGH-Ojg95dFkQ2aYBHZDbvpjDbDxWumvGyMt4o_p-xHLyHkoL1xNGbJC9Nvjl6051mvgOG9IzmeLow1/s1600-h/gggg.jpg"></a><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /></p><div align="left"></div>Giugiahttp://www.blogger.com/profile/09629072878889967130noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-374906411818758115.post-20681771010785400732008-12-26T18:27:00.003+01:002008-12-26T19:35:21.718+01:00<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2dbWonAGabY2ZZBE6h2TPktebd7eRJ_BvrI4MtU05nshGfGMmKGm5mTbSZNRH_1PsBN08iKFij5O0G-3-JGZYyExUyPWtawx-P_kpkCQNIdstkXv8geqmCXXLZrkYFcmh8OhbFJsiaLT5/s1600-h/Gustav%20Klimm.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5284168427559942050" style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 242px; CURSOR: hand; HEIGHT: 400px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2dbWonAGabY2ZZBE6h2TPktebd7eRJ_BvrI4MtU05nshGfGMmKGm5mTbSZNRH_1PsBN08iKFij5O0G-3-JGZYyExUyPWtawx-P_kpkCQNIdstkXv8geqmCXXLZrkYFcmh8OhbFJsiaLT5/s400/Gustav%2520Klimm.jpg" border="0" /></a><br /><div align="justify"><span style="font-family:arial;">Amici, la difficile situazione che la mia famiglia ed io viviamo quotidianamente a causa della malattia di mio nonno, mi spinge a ricercare informazioni in merito all'Alzheimer, ma soprattutto testimonianze di chi, come me, spesso si sente triste e impotente di fronte a tanto dolore.</span></div><br /><div align="justify"><span style="font-family:arial;">Le storie di vita di figli/e, nipoti, mogli e mariti che sperimentano la sofferenza ogni giorno accudendo con premura il propiro caro, mi aiuta a sentirmi meno sola. Sapere che non sono la sola al mondo a porsi certe domande, a ricercare un senso a questo dolore, mi spinge ad andare avanti e rinforza quella speranza e quel coraggio che, a volte, vacillano.</span></div><br /><div align="justify"><span style="font-family:arial;">Oggi vorrei proporvi due poesie: la prima é stata scritta da una signora affetta da demenza all'esordio della malattia e ricoverata presso una clinica italiana; la seconda invece é una poesia di Pascal, proposta da un'operatrice che lavora a contatto con i malati di Alzheimer. </span></div><br /><div align="justify"><span style="font-family:arial;">La paziente é una donna che, da "sana", viveva per l'insegnamento, l'amore per Dio e che amava contemplare la natura nella solitudine. In questa lirica, si appella al Signore, l'unico sostegno, l'unica ancora di salvataggio alla quale il proprio grido d'aiuto.</span></div><br /><div align="justify"><span style="font-family:arial;">L'operatrice é una donna che vuole riflettere sul suo ruolo. Rammenta ai suoi colleghi quanto sia importante considerare la persona nella sua parte più intima e non solamente per i suoi disturbi comportamentali che spesso sono causati proprio dall'approccio sbagliato dell'operatore.</span></div><br /><div align="justify"><span style="font-family:arial;">E' interessante notare come questi due mondi diversi, il mondo della persona "normale", sana e quello del malato, si incontrino tra le righe di due splendide poesie. </span></div><br /><div align="justify"><span style="font-family:arial;">Il grido d'aiuto della donna disperata sembra esser udito dall'operatrice che a sua volta si interroga sul suo operato che, a mio parere, non é un semplice lavoro, bensì un quotidiano gesto d'amore e speranza.</span></div><br /><div align="justify"><span style="font-family:arial;">Come promesso, vi riporto queste due bellissime poesie </span></div><br /><div align="justify"><span style="font-family:arial;">“Signore non so più leggerti, trovarti nel Vangelo.<br />Riesco solo a sentirti nella preghiera di poche parole:”Gloria al padre al Figlio allo Spirito Santo…..”<br />Ancora depressione forte, tremenda, violenta. Sono sconnessa e persa. Non sono più nessuno, non sono più niente. Faccio fatica a pensare, a fare, a ricordare….<br />non so più niente. Mi sento finita: non ho programmazioni nei miei pensieri.<br />e’ come se fossi una “morta”. non mi racconto niente e non mi conforto, non mi stupisco piu’ per niente…Signore non lasciarmi vivere così!”<br />C.M. 10 Novembre 1995</span></div><br /><div align="justify"><span style="font-family:arial;">Se uno mi ama perché sono intelligente,</span><br /></div><div align="justify"><span style="font-family:arial;">Se uno mi ama perché sono sano,</span><br /></div><div align="justify"><span style="font-family:arial;">Se uno mi ama perché sono buono,</span><br /></div><div align="justify"><span style="font-family:arial;">Ama proprio me?</span><br /></div><div align="justify"><span style="font-family:arial;">No, perché potrei perdere l'intelligenza,</span><br /></div><div align="justify"><span style="font-family:arial;">la salute, diventare anche cattivo,</span><br /></div><div align="justify"><span style="font-family:arial;">ma essere ancora io,</span><br /></div><div align="justify"><span style="font-family:arial;">malgrado tutto.<br />B. Pascal</span></div>Giugiahttp://www.blogger.com/profile/09629072878889967130noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-374906411818758115.post-25264231070803584512008-12-23T17:11:00.007+01:002008-12-30T00:09:07.835+01:00<span style="font-size:130%;color:#993399;"><strong>Nei giardini che nessuno sa </strong></span>(Renato Zero)<br />Senti quella pelle ruvida.<br />Un gran freddo dentro l’anima, <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqEeWfnKklJUO0KkMz9MMPyEIsl3KyG3stN57Ei2G5aU_H714Jpke6Kxw7o4r4W_BTccwD0q_jW9u5Fhh_nT69ktOfC_o_ERqpEqQLY8ImCodim8z-KobDgWVqYt-FGz6jF599D3ZxCPSM/s1600-h/foglia.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5283027525105608930" style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 282px; CURSOR: hand; HEIGHT: 339px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqEeWfnKklJUO0KkMz9MMPyEIsl3KyG3stN57Ei2G5aU_H714Jpke6Kxw7o4r4W_BTccwD0q_jW9u5Fhh_nT69ktOfC_o_ERqpEqQLY8ImCodim8z-KobDgWVqYt-FGz6jF599D3ZxCPSM/s400/foglia.jpg" border="0" /></a><br />fa fatica anche una lacrima a scendere giù.<br />Troppe attese dietro l’angolo,<br />gioie che non ti appartengono.<br />Questo tempo inconciliabile gioca contro di te.<br />Ecco come si finisce poi,<br />inchiodati a una finestra noi,<br />spettatori malinconici,<br />di felicità impossibili…<br />Tanti viaggi rimandati e già,<br />valigie vuote da un’eternità…<br />Quel dolore che non sai cos’è,<br />solo lui non ti abbandonerà mai, oh mai!<br />E’ un rifugio quel malessere,<br />troppa fretta in quel tuo crescere.<br />Non si fanno più miracoli,<br />adesso non più.<br />Non dar retta a quelle bambole.<br />Non toccare quelle pillole.<br />Quella suora ha un bel carattere,<br />ci sa fare con le anime.<br />Ti darei gli occhi miei,<br />per vedere ciò che non vedi.<br />L’energia, l’allegria,<br />per strapparti ancora sorrisi.<br />Dirti sì, sempre sì,<br />e riuscire a farti volare,<br />dove vuoi, dove sai,<br />senza più quel peso sul cuore.<br />Nasconderti le nuvole,<br />quell’inverno che ti fa male.<br />Curarti le ferite e poi,<br />qualche dente in più per mangiare.<br />E poi vederti ridere,<br />e poi vederti correre ancora.<br />Dimentica, c’è chi dimentica<br />Distrattamente un fiore una domenica<br />E poi… silenzi. E poi silenzi.<br />Nei giardini che nessuno sa<br />Si respira l’inutilità.<br />C’è rispetto grande pulizia,<br />è quasi follia.<br />Non sai come è bello stringerti,<br />ritrovarsi qui a difenderti,<br />e vestirti e pettinarti sì.<br />E sussurrarti non arrenderti<br />nei giardini che nessuno sa,<br />quanta vita si trascina qua,<br />solo acciacchi, piccole anemie.<br />Siamo niente senza fantasie.<br />Sorreggili, aiutali,<br />ti prego non lasciarli cadere.<br />Esili, fragili,<br />non negargli un po' del tuo amore.<br />Stelle che ora tacciono,<br />ma daranno un segno a quel cielo.<br />Gli uomini non brillano<br />Se non sono stelle anche loro.<br />Mani che ora tremano,<br />perché il vento soffia più forte…<br />non lasciarli adesso no.<br />Che non li sorprenda la morte.<br /><span style="color:#993399;">Siamo noi gli inabili,<br />che pure avendo a volte non diamo</span>.<br />Dimentica, c’è chi dimentica,<br />distrattamente un fiore una domenica<br />e poi silenzi. E poi silenzi...<br /><br /><br /><div align="justify">Credo che questa canzone di Renato Zero sia un vero capolavoro...E' davvero emozionante, arriva diritta al cuore e vibra in tutto l'essere...</div><div align="justify">Quando l'ascolto penso a mio nonno e a tutti gli anziani dei quali troppo spesso ci dimentichiamo. Le case di riposo, gli istituti assistenziali per anziani affetti da diverse patologie, sono troppo, troppo spesso vuoti! La verità é che la frenesia della vita quotidiana ci porta ad aver nei loro confronti abbracci frettolosi e tempi insufficienti per ascoltare ciò che loro cercano dirci, non necessariamente attraverso le parole...Nell'istituto presso il quale risiede mio nonno, c'é una signora, privata dell'uso della parola dall'Alzheimer, la quale riesce solamente ad emettere suoni, niente di più. Io vi assicuro che, attraverso il suo sguardo, riesce a comunicare tutta la sua sofferenza ma allo stesso tempo anche la sua grande forza d'animo! Non si può rimanere indifferenti di fronte ai suoi occhi che ti rapiscono e ti costringono a non voltarti dall'altra parte pe r sfuggire il dolore! I suoi occhi rappresentano gli occhi di tanti anziani che attendono qualcuno da poter abbracciare, accarezzare...qualcuno che sia disposto a riempire i loro silenzi, le loro paure, la loro solitudine. </div>Giugiahttp://www.blogger.com/profile/09629072878889967130noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-374906411818758115.post-36857217118799276932008-12-22T18:27:00.013+01:002009-06-19T22:01:06.416+02:00<div align="center"><span style="color: rgb(102, 51, 255);font-size:180%;" >La musicoterapia</span></div><div align="center"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQDGAe7RNL3tCwna4tqC3A2SZWBD2z45LakJixHXpXym2nUP56W_tkBCe4YjM5InnzNvEb2cL5ykcF_u7yF3jPgKJBp3r_KBWpHIZ4uETGbL5EPkLQSTUg5dSYiixiCoKFpudZVRNiEhcI/s1600-h/musuiccc.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5283030378391567218" style="margin: 0px 0px 10px 10px; float: right; width: 150px; height: 113px;" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQDGAe7RNL3tCwna4tqC3A2SZWBD2z45LakJixHXpXym2nUP56W_tkBCe4YjM5InnzNvEb2cL5ykcF_u7yF3jPgKJBp3r_KBWpHIZ4uETGbL5EPkLQSTUg5dSYiixiCoKFpudZVRNiEhcI/s400/musuiccc.jpg" border="0" /></a><br /></div><div align="justify"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjyuqXEAB86YJ7RBlZCG4_ayTbgh1prNa_dGMf5F3rv95RnpBailJ8j4bznWcE1V9oFQmNjEmctv1rua_W5LuMYTKymMh8FX54J56oFOR_ucV51k4E7ahiIzj48BU3_oB6PQ0wFJoIQgxnp/s1600-h/mussci.jpg"></a>Nei malati di Alzheimer, la terapia farmacologica é finalizzata a contrastare alcuni aspetti di un quadro clinico destinato ad un inevitabile peggioramento, e quella verbale non può esser avviata a causa dei gravi deficit mnemonici, cognitivi e linguistici che presentano i pazienti. E' perciò fondamentale ricorrere a pratiche riabilitative e terapeutiche che coinvolgano il paziente e gli permettano, per quanto possibile, di mantenere e ravvivare il suo interesse per il mondo esterno.<br /><br />Nel 2001, l'American Academy of Neurology ha sottolineato l'importanza della musicoterapia in quanto tecnica utile a migliorare le attività funzionali e a ridurre i disturbi del comportamento nel malato di Alzheimer. Infatti, nonostante il progressivo deterioramento cognitivo causato dalla malattia, il paziente conserva intatte certe abilità e competenze musicali fondamentali (intonazione, sincronia ritmica, senso della tonalità).<br /><br />Durante le sedute di musicoterapia, - che si svolgono sempre nello stesso spazio, alla stessa ora e da parte degli stessi operatori, affinché i pazienti trovino stabilità e regolarità- i pazienti cantano canzoni popolari, ascoltano musica dal vivo e/o registrata, danzano liberamente o vengono coinvolti in danze popolari molto semplici, accompagnano con strumenti a percussione brani musicali o canzoni. Durante le sedute, il paziente non deve mai senyirsi a disagio e non gli devono esser fatte richieste superiori alle sue capacità.<br />Tale terapia espressiva si prefigge di raggiungere alcuni dei seguenti obiettivi: socializzazione, modificazione dell'umore della persona e contenimento delle manifestazioni d'ira e degli stati di agitazione, indurre un comportamento musicale attivo ( cantare, suonare uno strumento o danzare) per favorire il mantenimento delle abilità motorie.<br /><br />Documentandomi in merito alla malattia, ho scoperto che l'importanza di introdurre la musicoterapia nella riabilitazione dell'Alzheimer é supportata da studi <strong><em>scientifici</em></strong> che hanno valutato attentamente le condizioni degli anziani durante e dopo ogni seduta. La conclusione é che questa terapia consente, in generale, di ridurre i sintomi più invalidanti della malattia. Ho sottolineato volontariamente il termine "scientifici", in quanto, discutendo con alcuni dottori in merito a questa forma di terapia, riscontro da parte loro scetticismo, se non addirittura sfiducia. E' chiaro che i canti e le improvvisazioni strumentali non possono guarire il paziente! Tuttavia, dato che la partecipazione regolare alle sedute di musicoterapia aiuta a rallentare i processi degenerativi e migliora le condizioni generali dei pazienti, soprattutto se ancora autosufficienti o residenti in istituto, credo che ogni struttura deputata all'accoglienza e all'assistenza delle persone affette da questa patologia, dovrebbe iniziare a considerare la possibilità di introdurre questo tipo di terapia all'interno del proprio contesto.<br /><br />Non sono un'illusa...so bene che i fondi elargiti da regioni e provincie nel settore sociale sono carenti o comunque non sempre vengono spesi per le cause che li necessitano!! Ma pensare che in un futuro le cose in quest'ambito andranno meglio non mi costa nulla...e mi permette di continuare a sperare e a credere che le persone e soprattutto le istituzioni faranno la cosa giusta!!<br /></div><p align="justify">Vorrei soffermarmi brevemente sul contenuto delle sedute e soprattutto su una recente esperienza personale. Nel cantare una canzone i malati ritrovano il proprio passato, le proprie origini, i propri vissuti e gli stati d'animo delle esperienze più significative della loro vita. Ricordare e ricostruire una canzone, conosciuta dal paziente, in tutte le sue parti (ritmo, testo, melodia), ha lo scopo di mantenere attiva la memoria, accrescere la produzione linguistica e tranquillizzare il malato.<br /><br />Proprio ieri, l'istituto presso il quale risiede mio nonno, ha dedicato alcune ore del pomeriggio all'evocazione di canzoni natalizie e popolari. E' straordinario l'effetto che queste iniziative hanno sui malati di Alzheimer, più o meno autosufficienti. Coloro che dispongono ancora di abilità linguistiche relativamente buone, si uniscono entusiasti ai canti, mentre, coloro che hanno perso la parola o hanno difficoltà ad esprimersi, utilizzano strumenti musicali dalle superfici ampie come i tamburi - facilmente utilizzabili specialmente da parte di pazienti con limitate possibilità di movimento degli arti superiori -; così facendo i pazienti non si sentono inadeguati e frustrati.<br /></p><div align="justify"><br /></div><p align="justify">E' proprio vero che le canzoni "di una volta" hanno effetti benefici sui pazienti. E' scientificamente provato che la pratica canora distrae da una situazione aggressiva, permette il controllo della respirazione e quindi il rilassamento. L'ho sperimentato personalmente con mio nonno. Canzoni come "E' qui comando io, Allegri Compagni, Sul ponte di Bassano", frutto della nostra tradizione popolare, gli permettono, anche se per pochi istanti, di riappropriarsi della sua storia, del suo passato, di episodi e circostanze altrimenti sommerse dalla malattia e perdute per sempre.<br /><br />Non vi dico poi, l'effetto che provoca in lui l'inno nazionale "Fratelli d'Italia"!! E' pazzesco! I suoi occhi luccicano e sembra tornare indietro nel tempo, quando si batteva con onore per la sua amata patria. E' davvero commovente sentirlo intonare l'inno con difficoltà a causa del respiro affannoso (conseguenza dell'enfisema polmonare) e della dimenticanza di qualche parola.<br /><br />Nonostante questi lunghi anni di sofferenza, nonostante la malattia lo abbia segnato profondamente e irrimediabilmente, non ha perso quella signorilità, quella nobiltà d'animo, quel senso dell'onore che oggigiorno é così difficile ritrovare nella nostra società!<br /><br />E' strano riscoprire il valore del sacrificio e allo stesso tempo una fede profonda in Cristo, ascoltando i racconti, spesso interrotti da "vuoti di memoria" da parte di persone che si trovano in una casa di riposo, in un luogo in cui, come spesso afferma mio nonno nel corso dei suoi numerosi discorsi privi di logica, si attende pazientemente la morte.</p>Giugiahttp://www.blogger.com/profile/09629072878889967130noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-374906411818758115.post-40998483786323371322008-12-13T17:49:00.006+01:002009-06-19T21:46:39.433+02:00<div align="center"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZfKThEKMh1pdIDBfyw7Ac-pge0TJHqPS5ecWrcw7Z5rNB_WXdx9mJn0_-ty23x5NB_Eab4J9K3BfARVW9IbSXGFxeSTZ0cu9qt5O6P11NWk4-p9vuqCNZackJN_yDmKOK6lAhCXJEuZxO/s1600-h/kvklnsmln.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5296993086984034850" style="margin: 0px 0px 10px 10px; float: right; width: 134px; height: 104px;" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZfKThEKMh1pdIDBfyw7Ac-pge0TJHqPS5ecWrcw7Z5rNB_WXdx9mJn0_-ty23x5NB_Eab4J9K3BfARVW9IbSXGFxeSTZ0cu9qt5O6P11NWk4-p9vuqCNZackJN_yDmKOK6lAhCXJEuZxO/s400/kvklnsmln.jpg" border="0" /></a><br /><span style="font-size:180%;"><span style="color: rgb(153, 51, 153);">Alzheimer Cafè<br /></span></span></div><div align="justify"><br />Cari amici, qualche giorno fa', navigando in internet, ho scoperto l'esistenza di una struttura assistenziale per i malati di Alzheimer e le loro famiglie, caratterizzata da iniziative che reputo molto interessanti.<br /><br />Nel 1997, uno psicogeriatra olandese, realizzò il primo "Alzheimer Café" a Leida, in Olanda. L'idea, dopo esser stata accolta dalla maggior perte dei paesi europei, é approdata ache in Italia il 16 gennaio 2008, a Roma, grazie all'impegno dell'associazione SOS Alzheimer con il Centro Sacro Cuore e la Caritas Diocesana.<br /><br />L'Alzheimer Café é uno spazio informale dove vengono forniti insieme momenti di incontro, svago e formazione a familiari e malati. Rappresenta un approccio alternativo per affrontare temi che godono di grande interesse da parte dei familiari dei malati, quali i disturbi dell'orientamento temporale e spaziale, della demenza, del mondo interiore dell'anziano...<br />Il tutto, non solo approfondendo le nuove applicazioni terapeutiche in questi ambiti, ma anche le tecniche di riabilitazione cognitiva, quali la terapia della reminiscenza, la pscio-danza, la logopedia e la musicoterapia.<br /><br />Agli incontri, che si tengono con una frequenza settimanale, partecipano psicologi, neuropsicologi, medici ed altri operatori. L'obiettivo finale é quello di migliorare la qualità di vita del paziente e dei suoi familiari.<br /><br />Questo nuovo tipo di struttura, contribuisce a potenziare i diversi servizi di assistenza del territorio, che dovrebbero fornire un supporto o una soluzione ai bisogni del malato, quali: i centri diurni, l'assistenza domiciliare e sociale, le case di riposo, le RSA e gli istituti di lungo degenza.<br /><br />Personalmente, credo che questo nuovo spazio d'incontro sia estremamente utile. Il fatto che i presenti abbiano la possibilità di parlare della malattia con gli esperti, di far terapia assaggiando pasticcini e bevendo caffé, proprio come accade nei salotti, contribuisce a creare un clima di serenità e condivisione che dispone ad affrontare percorsi di cura.<br />Spero vivamente che questo tipo di struttura si diffonda anche nel resto d'Italia. Non é facile affrontare la malattia di Alzheimer, né ponendosi dalla parte dell'anziano, né dalla parte del familiare. Potersi confrontare con altre persone che lottano ogni giorno contro il medesimo nemico, aiuta a colmare quel senso di solitudine ed impotenza, che ogni persona segnata direttamente o indirettamente dalla malattia, purtroppo conosce.<br /><br />Le informazioni in merito all'Alzheimer Cafè si trovano sul sito: www.alzve.it/notiziario/A6N6DICO6P4.pdf<br /><br /></div>Giugiahttp://www.blogger.com/profile/09629072878889967130noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-374906411818758115.post-74000631721696244882008-12-10T19:06:00.006+01:002008-12-13T17:09:46.101+01:00<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgrD7zWa4gP-DzrXtFWOd_FQQUT7LYXaGPnO_5R1kYwM-48ATiC2F04VZ_bxgR8V2wFitNgoGza5bXRfcJIauM-6oaKrncAoVI9IUJbJiTQ-yhZpYbsCvAf7GY7cRuEV7ROoi5gqKy3DXRD/s1600-h/iiiii.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5278239896493223266" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 130px; CURSOR: hand; HEIGHT: 130px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgrD7zWa4gP-DzrXtFWOd_FQQUT7LYXaGPnO_5R1kYwM-48ATiC2F04VZ_bxgR8V2wFitNgoGza5bXRfcJIauM-6oaKrncAoVI9IUJbJiTQ-yhZpYbsCvAf7GY7cRuEV7ROoi5gqKy3DXRD/s400/iiiii.jpg" border="0" /></a><br /><div>Cari amici, prima di inserire ulteriori informazioni relative alla malattia, vorrei proporvi una lettera estremamente semplice, ma allo stesso tempo terribilmente intensa. Mi limito a trascriverla...si commenta da sola!<br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvAyKK9XhsBoaBMis2sIrV9R1URcQy4VaSwy2eK9w67VWtk8-litV0poEAJXUNj7qTG4yPkEB0URabrJKmadUwH6huvKfU89GPlyyQ9dQNZwZlaRX73bMkPuUJvIYGqlesEFj-VuO98LPl/s1600-h/dtt.jpg"></a><br />A mio padre, al mio carissimo padre;<br />dall'alta figura rassicurante,<br />dall'infinita tenerezza, che sprigiona dal suo cuore.<br /><br />Dall'amore grande che mi sa infondere sempre;<br />quando lo incontro, quando lo abbraccio...<br />e mi ci perdo in mille perché...guardando nei suoi occhi verdi, buoni e stanchi.<br /><br />A mio padre, un uomo forte <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgcq7EgYjRAD5k_O3bcxOu5IhR2oqlbT-2oeo5rgiH_vScDY0YfKWsLjdfMvw1llCKrDrpjxxgG9XrZA_DlcAegV2qHTpZj4yUiV5qJ-_x6TXSZQo5j0NzM983HuP3FHgMFt6ITXjS6GHFW/s1600-h/iiiii.jpg"></a>e meraviglioso...<br />che mi ha protetto, che mi ha curato<br />che mi ha insegnato...<br /><br />A mio padre, ora uomo piegato da un'orrenda malattia...diventato come<br />un bambino fragile e indifeso...<br /><br />Mi vede, ma non mi guarda, mi sente, ma non mi ascolta,<br />mi sorride e non sa neanche il perché, <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkCyQ_Mtf7L8zO4lcMfc7VDraN_NOB4ceEk0EReM8Z8IoyWWW-TyF3axy4UgTBZMtQsUvb7hC7np8knf_YX_TmGHIig2bu-CT_G1A4sSUJ3NVH07EAryjXJlnCdj1Pg4S7co3JFFMk48zH/s1600-h/iiiii.jpg"></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjUuO5ueJng5bIQrz2dMHvWKFjrwRcLi1QsQXziB5qWv07PMGwmExYfjWznAMT_b4lDavVLo5PNyrmDi65cXtuacfHVRu6IHSvQLllz5anu07yxI4c67akUIEeu63i9-xDVLu22kZiemud/s1600-h/p.jpg"></a><br />vorrebbe dirmi qualcosa...<br />ma non é più padrone della parola.<br /><br />A mio padre...che anno é?...che giorno é?...<br />non lo sa più dire, lui che non riconosce<br />più le stagioni, che non sa più che ora é...<br />che non sa più dirmi che debbo fare...<br /><br />A mio padre che si é perso nel temoo forse, per quell'immenso dolore...<br /><br />A mio padre a cui sempre porterò un grande rispetto...<br /><br />A mio padre che non si riconosce più nello specchio...<br />ma che sente insieme a me la forza dell'amore, quando é un abbraccio che ci unisce,<br />in un mondo imperfetto.<br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRiPJKC2J_3hMX4uvnMIOWmoS4uJwon-m26yCXEDxRvnYHmtxBiI8PJ8gROkpXpWq2qzpPgBTbD7k182J3DCvqPC22qJ3E5-O50zKTz0OocfWcetMW7hfsCjaEic9c8y0AqqGLhqE33cNW/s1600-h/iiiii.jpg"></a><br />Paola</div>Giugiahttp://www.blogger.com/profile/09629072878889967130noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-374906411818758115.post-86552579976342233952008-12-02T20:45:00.006+01:002009-01-30T09:01:49.397+01:00<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGLh60Yb6cXKlzO-H_eH-S3eC5Jm2xZPdsdEmQA8rtk1fjCZ3MdSjI-g2fMHLAk5w7WWs6xSwF3xqK5Yq5_JC6Gm1JkSuj57Vr0sKMThMXzqZh5hb8HbUTBqF_QsZBZw2Z_3_I_knG2t2Q/s1600-h/m.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5275292896112120338" style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 124px; CURSOR: hand; HEIGHT: 104px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGLh60Yb6cXKlzO-H_eH-S3eC5Jm2xZPdsdEmQA8rtk1fjCZ3MdSjI-g2fMHLAk5w7WWs6xSwF3xqK5Yq5_JC6Gm1JkSuj57Vr0sKMThMXzqZh5hb8HbUTBqF_QsZBZw2Z_3_I_knG2t2Q/s320/m.jpg" border="0" /></a><br /><br /><div align="center"><em><span style="font-size:180%;color:#6633ff;">L'assistenza al malato di Alzheimer</span></em></div><div align="justify"><br />Il morbo di Alzheimer non stravolge solamente la vita del malato, bensì anche quella della sua famiglia. Quest'ultima, dovrà infatti prendere tempestivamente una serie di decisioni importanti, relativamente all'assistenza del proprio caro.<br />Per essere in grado di assistere al meglio il proprio familiare, é necessario innanzitutto imparare a gestire le proprie emozioni.<br />Lo shock della diagnosi può provocare emozioni diverse nei familiari del malato. Si può essere portati ad ignorare i propri sentimenti, al fine di concentrare la propria attenzione unicamente sul malato, spinti dall'idea di dover fare tutto il possibile per rendergli la vita meno complicata. In certi casi prevale un senso di colpa per i propri sentimenti, che non si é in grado di accettare. Il rischio che comporta tale atteggiamento interiore, é la possibilità di trasferire i propri sensi di colpa nell'assistenza. Un'altra reazione é quella di provare un senso di rabbia che, se non riconosciuto, rischia di esser scaricato sugli altri.<br /><br />Purtroppo, non é semplice gestire le emozioni che nascono, osservando il proprio caro spegnersi giorno dopo giorno.<br />La mia reazione alla malattia del nonno é mutata nel corso del tempo. Inizialmente ho cercato di ignorare i miei sentimenti ritenendomi indegna di provare dolore per ciò che accadeva attorno a me. Pensavo infatti che mio nonno fosse l'unica vera vittima della malattia, l'unica persona della famiglia ad avere il diritto di esternare la propria sofferenza.<br />La verità é che non avevo capito nulla!<br />Con il trascorrere del tempo e confrontandomi con altre persone, i cui parenti sono affetti dalla sindrome di Alzheimer, mi sono resa conto che le emozioni da me provate sono perfettamente naturali e umane. Non sono più in grado di negare ciò che provo e non ho più intenzione di farlo; posso solamente farmi forza e trasformare il mio dolore in amore, un amore che mio nonno, sin dalla nascita, mi ha sempre trasmesso. Lui era accanto a me il giorno in cui ho aperto gli occhi per la prima volta; io gli sarò accanto quando il cielo deciderà che il suo cammino su questa terra é giunto al termine.<br /><br />Acquisita la capacità di controllare le proprie emozioni, il familiare può concentrarsi sull'anziano con la serenità interiore di cui necessita, al fine di garantirgli un'adeguata assistenza.<br />Può rivelarsi opportuno, organizzare una riunione di famiglia, per discutere su come organizzare l'assistenza. Se l'anziano malato non si trova ad uno stadio troppo avanzato della demenza, é importante farlo partecipare alle decisioni che riguardano la sua persona.<br />Riunioni di questo tipo andrebbero tenute con una certa periodicità, all'insorgere della malattia e poi man mano che i bisogni del malato cambiano.<br /><br />Nell'organizzare una riunione di famiglia, può essere utile seguire le seguenti linee-guida: </div><ul><li><div align="justify">Tutti i membri della famiglia devono cercare di essere presenti, malgrado le difficoltà di alcuni, a spostarsi da una località all'altra;</div></li><li><div align="justify">E' bene che ciascun familiare si informi preventivamente in merito alla sindrome, in modo da aver un'idea chiara dei suoi sviluppi e dei conseguenti bisogni della persona che ne é affetta;</div></li><li><div align="justify">E' consigliabile prepararsi una breve lista dei punti principali da esaminare;</div></li><li><div align="justify">Durante la riunione, a ciascuno deve esser data la possibilità di esprimere le proprie opinioni, senza temere critiche o subire interruzioni frequenti. In questa situazione di stress intenso, può non risultare semplice discutere con ordine e pacatezza; una figura esterna - un medico, un sacerdote, uno psicologo - può rappresentare un valido aiuto in tal senso.<br /></div></li></ul><p align="justify">Alcune famiglie preferiscono individuare un'unica persona, la quale avrà la responsabilità dell'assistenza, mentre in altre si decide di suddividere tale compito. Di fatto, anche se una sola persona é stata designata a farsi carico del malato, gli altri familiari non sono esclusi da tale incombenza. Essi possono fornire un aiuto prezioso, occupandosi dei trasporti, tenendo compagnia al proprio caro, facendo la spesa...A tal proposito, può essere utile predisporre una tabella degli orari e dei compiti.<br />E' bene ricordare inoltre, che vicini di casa e amici, possono avere un ruolo importante nell'assistenza al malato. Essi possono incaricarsi di fare i lavori domestici o di accudire l'anziano mentre il familiare si assenta per alcuni minuti.</p><div align="justify"><br /></div><p align="justify"></p><div align="justify"><br /></div><p></p>Giugiahttp://www.blogger.com/profile/09629072878889967130noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-374906411818758115.post-80472768425801962452008-12-01T20:16:00.005+01:002009-01-30T09:03:59.869+01:00<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDK4dSGNEwDRrYgPCpLmldoYiN02yXF71NNuF_vsPwSl_rYWX90vazE_hRdk97pPZ-ZYxhXjA8p9Q6mbry52iJPNR-tiDLPFuq3GGaeC4L3ovMf2P6rRVZUBNwbydaio9SKXZyBKhxvVNk/s1600-h/images[1].jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5274908002323101586" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 127px; CURSOR: hand; HEIGHT: 154px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDK4dSGNEwDRrYgPCpLmldoYiN02yXF71NNuF_vsPwSl_rYWX90vazE_hRdk97pPZ-ZYxhXjA8p9Q6mbry52iJPNR-tiDLPFuq3GGaeC4L3ovMf2P6rRVZUBNwbydaio9SKXZyBKhxvVNk/s320/images%5B1%5D.jpg" border="0" /></a><br /><br /><br /><div align="center"><strong><em><span style="font-size:180%;color:#6666cc;">L'esordio della malattia di Alzheimer</span></em></strong></div><br /><br /><br /><div align="justify">In molti casi, si arriva alla diagnosi in seguito a preoccupazioni espresse dai familiari, i quali notano alterazioni nell'equilibrio psico-fisico del proprio caro (vedi i 10 sintomi predittori precedentemente esposti).</div><div align="justify"><br /></div><div align="justify">Spesso la persona malata non si rende conto di avere dei problemi e non condivide perciò le preoccupazioni dei propri familiari; non ha perciò alcun interesse a chiedere una diagnosi.</div><div align="justify"><br /></div><div align="justify">In alcuni casi la depressione può essere la conseguenza della notizia. </div><div align="justify"><br /></div><div align="justify"></div><div align="justify">Sovente la persona affetta da demenza necessita di aiuto per imparare a convivere con i propri sentimenti di rabbia, di colpa, paura e depressione. In alcuni casi può essere utile partecipare a gruppi di supporto e auto-aiuto, purchè la malattia non sia ad uno stadio troppo avanzato.</div><div align="justify"><br /></div><div align="justify"></div><div align="justify">L'orientamento attuale é quello di informare sempre più spesso la persona della diagnosi che la riguarda. Si ritiene infatti che il dolore procuratole dalla notizia sia il prezzo da pagare per permetterle di prendere una serie di decisioni importanti: programmare come trascorrere al meglio gli anni di relativo buon funzionamento mentale che le rimangono, programmare la propria assistenza, prendere importanti decisioni finanziarie e persino partecipare alla ricerca sulla malattia, o disporre la donazione post mortem del proprio tessuto cerebrale per la ricerca.</div><div align="justify"><br /></div><div align="justify"></div><div align="justify">Per quanto riguarda la mia esperienza personale, ricordo che mio nonno scoprì da solo di essere affetto dalla sindrome di Alzheimer. Non conosceva il nome di questo morbo, tuttavia si chiedeva spesso cosa gli stesse accadendo e ripeteva in continuazione "sto perdendo la testa".</div><div align="justify"><br /></div><div align="justify">Noi familiari cercammo di rassicurarlo come meglio potemmo simulando un'apparente tranquillità. Tuttavia, non potemmo restare indifferenti il giorno in cui versò la benzina al post del gasolio nel motore del trattore, rendendolo perciò inutilizzabile, o quando, terminata la cena, chiedeva di poter cenare, o ancora, quando scambiava sua moglie per sua mamma.</div><div align="justify"><br /></div><div align="justify">Nessun medico, familiare o amico comunicò a mio nonno quale fosse la causa dei suoi repentini sbalzi d'umore e delle sue dimenticanze. Non fu necessario, perché dentro di lui sapeva cosa lo attendeva e confermare quella che per lui era già una certezza, avrebbe contribuito ad irritarlo ulteriormente, facendolo chiudere maggiormente in se stesso.</div><div align="justify"><br /></div><div align="justify">L'unica soluzione fu quella di vigilare sulle sue attività quotidiane con discrezione, somministrandogli i farmaci (spacciandoli per anticibiotici contro la trombosi) e tentando di tener allenata la sua memoria attraverso la lettura di semplici storielle (io chiedevo al nonno di leggermene qualcuna, fingendomi curiosa di scoprirne la trama), giocando a carte o cantando alcune canzoni della sua giovinezza.</div>Giugiahttp://www.blogger.com/profile/09629072878889967130noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-374906411818758115.post-32133932206134527652008-11-12T18:49:00.010+01:002009-01-30T09:07:32.034+01:00<div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Cari amici, penso che molti di voi abbiano sentito parlare di Alzheimer, magari al telegiornale oppure sfogliando le pagine di un quotidiano piuttosto che di una rivista scientifica.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Oggi vorrei fornire alcune informazioni in merito a questa patologia, soprattutto a coloro che non sanno bene di cosa si tratti e cosa comporti. Naturalmente io non sono un medico, perciò mi limiterò ad informarvi relativamente a ciò che so e a ciò che ho potuto apprendere da dottori e vivendo accanto a mio nonno.<br /><br /><span style="font-size:130%;color:#ff99ff;"><strong>Che cos'é l'Alzheimer?</strong></span></span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">L'Alzheimer é un processo degenerativo che distrugge lentamente e progressivamente le cellule del cervello. L' opinione attualmente più comune è che la malattia colpisca sia persone al di sotto dei 65 anni di età che persone al di sopra di tale età (l' istituto presso il quale attualmente risiede mio nonno, ospita una signora di soli 58 anni la quale ha contratto il morbo 8 anni fa).</span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">I primi sintomi, come la difficoltà a ricordare e la perdita delle capacità intellettive,</span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">possono essere talmente lievi da passare inosservati, sia all'interessato che a familiari ed amici. Con il decorrere del tempo tuttavia, i sintomi si presentano con maggior evidenza interferendo nell'attività quotidiana del malato. </span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">A tal proposito la Alzheimer's Association ha delineato <strong>10 sintomi</strong> ai quali i parenti di una persona anziana devono prestare attenzione. Secondo gli esperti questi sono campanelli d'allarme che lasciano sospettare l'insorgenza di una patologia demenziale. Ve li elenco di seguito:</span></div><ol><li><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"><strong>Dimenticanze<br /></strong>Ognuno di noi dimentica qualcosa e ciò é normal, tuttavia quando le dimenticanze sono di entità tale da interferire con le attività lavorative e sociali del soggetto, devono destare preoccupazione;</span></div></li><li><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"><strong>Difficoltà ad eseguire compiti noti</strong><br />La difficoltà persistente e frequente ad allacciarsi le scarpe, ad abbottonarsi il capotto, può essere sintomo di aprassia, uno dei deficit che identificano l'insorgere dell'Alzheimer;</span></div></li><li><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"><strong>Problemi linguistici</strong><br />La frase "ce l'ho sulla punta della lingua"é estremamente comue; a tutti noi infatti sarà sicuramente capitato di pronunciarla. Tuttavia, é qualcosa di insolito e relativamente salturario. Se ciò capita di frequente é sintomo di anomia;</span></div></li><li><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"><strong>Disorientamento spaziale e temporale</strong><br />Sbagliare il giorno della settimana od il giorno del mese è normale, sbagliare il mese, la stagione o l'anno non è normale, così come non è normale essere disorientati nello spazio, ovvero confondere luoghi familiari;</span></div></li><li><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"><strong>Perdita delle capacità di giudizio</strong><br />Vestire in modo inappropriato (uscire di casa indossando solamente una canottierea in pieno inverno ad esempio), perdere la cognizione del valore delle cose, compiere errori di giudizio o di valutazione grossolane nel proprio lavoro;</span></div></li><li><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"><strong>Difficoltà di ragionamento astratto</strong><br />Problemi nel compiere operazioni matematiche o logiche relativamente semplici;</span></div></li><li><div align="justify"><strong><span style="font-family:trebuchet ms;">Perdere le cose</span></strong><a name="7."><span style="font-family:trebuchet ms;"><br />Dimenticare le chiavi in frigorifero o la biancheria in cucina è sintomo di disorientamento.</span></a></div></li><li><div align="justify"><strong><span style="font-family:trebuchet ms;">Cambiamenti repentini e ingiustificati del tono dell'umore;</span></strong></div></li><li><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"><strong>Cambiamenti di personalità</strong><br />Comportamenti eccentrici, insoliti, sospetti e sintomi paranoici, atteggiamenti aggressivi;</span></div></li><li><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"><strong>Perdita di iniziativa</strong><br />È normale che una persona, diventando anziana, tenda ad avere interessi differenti ed ad essere meno attiva. Non è normale che una persona anziana perda completamente interesse per tutto ciò che lo circonda.<br /></span></div></li></ol><div align="justify"></div><div align="justify"></div>Giugiahttp://www.blogger.com/profile/09629072878889967130noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-374906411818758115.post-4881423838314890162008-11-08T15:47:00.013+01:002009-01-30T09:05:49.064+01:00<div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Ciao a tutti!<br /></span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Ho pensato di introdurre le riflessioni che da oggi in poi vorrei condividere con voi in merito ad un argomento che mi sta particolarmente a cuore: la sindrome di Alzheimer. </span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Il mio interesse per questa patologia é nato dodici anni fa' quando ho potuto toccare con mano la difficoltà di crescere accanto ad una persona a me cara che ha inziato a spegnersi giorno dopo giorno.</span></div><br /><span style="font-family:trebuchet ms;"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5266309976998166498" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; CURSOR: hand; HEIGHT: 203px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEis-eUU6RPOGkixfmfiZdig8JwY7JZnc3MyfiCWAH7wY0oYsD6dW8ZMlYm0Ex0zNblutdAb9xTchu2i0ic7deoIDXHGAfoYDIq0tWzdD1li-n-mkVvfs6wuyCxKPLggcS4XWJKCeZmJ2DAH/s320/IMG.jpg" border="0" />Questa è una delle mie foto preferite assieme ad Aldo, il mio nonno materno di 87 anni.<br /><br /></span><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Ci sono giorni in cui, osservandolo sdraiato sulla poltrona, provo rabbia e mi chiedo qual'é la ragione di tanta sofferenza. La verità é che in cuor mio mi vergogno, quando costretta ad assistere impotente alle sue crisi, prego il Signore di prenderlo con sé.</span></div><br /><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">L'Alzheimer é così, ti ferisce lentamente e ti costringe a non distogliere lo sguardo dal dolore, un dolore profondo che assume le sembianze del tuo caro.<br /></span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">La stranezza e al tempo stesso la brutalità di questa malattia é che stravolge il normale ciclo della vita. Alla catechesi il sacerdote mi ha insegnato che noi uomini non siamo immortali, che la vita é un dono prezioso ed é un nostro dovere viverla dando il meglio di noi stessi. </span></div><br /><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Aiutatemi a capire: Quando mio nonno mi tira uno schiaffo, insultandomi e dicendomi che non mi ha mai vista prima, in quel momento sono una brutta persona se mi interrogo sulla frase "la vita é un dono prezioso?"</span></div><br /><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Alla scuola elementare poi, la maestra ha fatto scrivere un breve componimento sui nostri nonni e ha concluso la giornata ricordandoci che essi operano accanto ai nostri genitori al fine di aiutarci a crescere; quando siamo piccoli ci insegnano a camminare, ad andare in bicicletta, a portare il cucchiaio alla bocca facendo attenzione a non sporcare il vestitino pulito, a leggere, a cantare...</span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Già perché é così che funziona, giusto? I grandi insegnano ai più piccini.</span></div><br /><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Ma allora perché certe sere mi ritrovo ad imboccare mio nonno e a cambiargli la maglia perché si é rovesciato il vassoio del cibo addosso? Non sono forse io la più piccola?</span></div><br /><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Ancora una considerazione...</span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Spesso, alcuni conoscenti vogliono farmi credere di aver scoperto il segreto della vita e sono convinti di esser "sulla strada giusta", perciò mi costringono a subire sermoni sul comportamento di un "buon cristiano"e ad applaudire alle loro opere "di carità" che "gratuitamente" compiono nel mondo. Eh già...dentro di loro sentono crescere "una pianta", una luce li guida nell'oscurità e quando ti vedono triste, con sguardo compassionevole ti ripetono di rallegrarti perché la vita é un dono. A questo punto, dopo aver ascoltato stupita ed interessata le loro testimonianze di fede, inzio a scrutarle per cercare di diventare un po' più come loro. Ed é così che scopro l'amara verità: colei che mette a disposizione alcune ore del suo preziosissimo tempo per aiutare gli anziani in difficoltà, capita accidentalmente nelle case di anziani sani che la invitano ad accomodarsi e le offrono il pranzo; naturalemnte non ha tempo di dare un saluto e magari andare a far la spesa per quella signora che vive con cinquecento euro di pensione e il cui marito invalido é costretto a letto. E che fine ha fatto il signore che ama il prossimo e riconosce il valore della famiglia? Ah già...si é recato in Venezuela ad aiutare i bisognosi abbandonando sua madre malata di Alzheimer in una casa di riposo dove trascorrerà gli ultimi giorni della sua vita senza rivedere più suo figlio.</span></div><div align="justify"> </div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Vi chiedo ancora aiuto per rispondere a queste domande:</span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Quando si può dire di amare veramente il prossimo? E' sacrilego litigare con il Signore quando non capisci il perché di tanto dolore? E soprattutto...puoi predicare agli altri come vivere, come affrontare le difficoltà della vita quando per primo le allontani dalla tua vista?</span></div><br /><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Tenterò di rispondere a queste domande concludendo il mio blog...per ora le lascio qui e ogni tanto rileggendole e integrandole con le vostre riflessioni cercherò di dar loro una risposta.</span></div>Giugiahttp://www.blogger.com/profile/09629072878889967130noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-374906411818758115.post-25624154435214716132008-10-31T10:19:00.010+01:002008-12-10T20:03:02.923+01:00<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfvymY7OdrzXjqy7V6DR7DWREbSQjO51IAuLYznRe3vsTV0kwhRUzMJ7xKpkqtED5bkTN6BQAaPDbG45r4fHtuE-qbMUdwW9sKuIwUIuiVgotqSJoLARhDdPLIGf7DFaty8wlDyQTJu3Kd/s1600-h/cccc.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5278238916488021634" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 101px; CURSOR: hand; HEIGHT: 101px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfvymY7OdrzXjqy7V6DR7DWREbSQjO51IAuLYznRe3vsTV0kwhRUzMJ7xKpkqtED5bkTN6BQAaPDbG45r4fHtuE-qbMUdwW9sKuIwUIuiVgotqSJoLARhDdPLIGf7DFaty8wlDyQTJu3Kd/s400/cccc.jpg" border="0" /></a><br /><div align="justify"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgre5Ae5oHYddrzqyzIlgm437REQqAssIQrdeWv5fcYdtAnJsztBuNW313UY_OaF1NciCaL8Q5grKFSq05d-wc4wBrH15zoOHXL-FfGxWUou1VrdVJCq32h7pUBnP8THQljMvQwKJTtXADR/s1600-h/gli+anziani.jpg"></a><em><br />Era una mattina movimentata, quando un anziano gentiluomo di un'ottantina di anni arrivò per farsi rimuovere dei punti da una ferita al pollice. </em><em>Disse che aveva molta fretta perché aveva un appuntamento alle 9:00.</em></div><br /><div align="justify"><em>Rilevai la pressione e lo feci sedere, sapendo che sarebbe passata oltre un'ora prima che qualcuno potesse vederlo.</em><em>Lo vedevo guardare continuamente il suo orologio e decisi, dal momento che non avevo impegni con altri pazienti, che mi sarei occupato io della ferita.</em></div><br /><div align="justify"><em>Ad un primo esame, la ferita sembrava guarita: andai a prendere gli strumenti necessari per rimuovere la sutura e rimedicargli la ferita.</em><em>Mentre mi prendevo cura di lui, gli chiesi se per caso avesse un altro appuntamento medico dato che aveva tanta fretta.</em></div><br /><div align="justify"><em>L'anziano signore mi rispose che doveva andare alla casa di cura per far colazione con sua moglie.</em><em>Mi informai della sua salute e lui mi raccontò che era affetta da tempo dall'Alzheimer.</em><em>Gli chiesi se per caso la moglie si preoccupasse nel caso facesse un pò tardi.</em></div><br /><div align="justify"><em>Lui mi rispose che lei non lo riconosceva già da 5 anni.</em><em>Ne fui sorpreso, e gli chiesi:"E va ancora ogni mattina a trovarla anche se non sa chi è lei?"</em></div><br /><div align="justify"><em>L'uomo sorrise e mi batté la mano sulla spalla dicendo:"Lei non sa chi sono, ma io so ancora perfettamente chi é lei."</em> </div><br /><div align="justify"><em>Dovetti trattenere le lacrime...Avevo la pelle d'oca e pensai: "Questo è il genere di amore che voglio nella mia vita."</em><em>Il vero amore non é né fisico né romantico.</em></div><br /><div align="justify"><em>Il vero amore é l'accettazione di tutto ciò che é, é stato, sarà e non sarà.</em></div><br /><div align="justify"><em>Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.</em></div><br /><div align="justify"><em>La vita non é una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia.</em></div><br /><div align="justify"><em>Sii più gentile del necessario, perché ciascuna delle persone che incontri sta combattendo qualche sorta di battaglia. </em><em><br /></div></em><br /><div align="justify"><em>Anonimo<br /></div></em><span style="font-family:times new roman;"><br /><div align="justify"><br /></div></span>Giugiahttp://www.blogger.com/profile/09629072878889967130noreply@blogger.com3